La narrativa di Hong Kong è quella che tira di più in un mondo crypto dove mancano volumi a occidente. Ulteriore prova della forza di questa narrativa la grande corsa di Huobi, che arriva dopo l’annuncio dell’apertura di una sede proprio a Hong Kong, paese che il 1^ giugno prossimo riaprirà al trading per i piccoli investitori e retail.
$HT – che è al centro anche di altri movimenti in relazione alla proprietà e a vecchi token che potrebbero essere revocati – fa un 5% in una giornata relativamente piatta per il settore, con Bitcoin che non è riuscito a riportarsi in quota 27.000$.
Che succede da Huobi? Ed è davvero così forte la narrativa che arriva da Hong Kong, tale da spingere il token di un exchange a fare +5% nel giro di 24 ore? Sì, e non solo perché il capo di Huobi sta cercando di cavalcarla. C’è tanto che si sta muovendo anche su altri piani – con il mondo crypto che aspetta e spera un segno forte che arrivi questa volta da oriente.
Huobi apre a Hong Kong – e il token vola
Nella giornata di ieri Huobi ha annunciato l’avvio ufficiale delle operazioni a Hong Kong, operazioni che partono in un paese che recentemente ha cambiato decisamente rotta per quanto riguarda l’accessibilità a Bitcoin e ad altre selezionate criptovalute da parte dei piccoli e medi investitori.
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Questo il tweet di Huobi
Un passo che era più che atteso, dato che lo stesso Justin Sun – che è entrato qualche mese fa nel gruppo dirigente dell’exchange è da tempo tra i più attivi promotori della nuova narrativa cinese.
A Justin Sun abbiamo dedicato un intero speciale sul nostro Magazine – leggilo per comprendere retroscena importanti del mondo crypto, per chi investe o anche per chi vuole sapere.
Spiegare la narrativa cinese è semplice. Pur con qualche forzatura, in diversi tra i grandi attori del mercato crypto stanno leggendo le recenti aperture di Hong Kong come un cambio di passo anche per la Repubblica Popolare Cinese, con gli investitori di quei paesi che dovrebbero, almeno in parte, riempire il vuoto lasciato dalla particolare situazione che si è creata negli USA. A corroborare tale narrativa sta partecipando anche CZ di Binance, anche se non sono ancora chiari i futuri piani nell’area del primo exchange per volumi.
Hong Kong nuova terra promessa?
Il rischio concreto è che si ripongano in questa narrativa delle aspettative troppo alte a fronte poi di una montagna che potrebbe partorire un topolino.
È certamente positivo che ci siano altri paesi ad aprire al mondo crypto – anche e soprattutto per il supporto in termini di liquidità e di accesso al mondo bancario – ma prima di ritenere spostato, a livello globale, il centro nevralgico del mondo crypto, serviranno segni decisamente più concreti.
Nel frattempo, chi aveva investito in $HT si potrà godere una giornata di relativo entusiasmo.
da ban totale a nuova patria crypto. Attenzione che la Cina si muove solo per interesse e soprattutto vuole avere il controllo su tutto e tutti basta vedere Alibaba che fine ha fatto e solo ora si sta riprendendo ma a costi altissimi. Qui bisogna muoversi a piccoli passi alla volta.
A questo punto sarebbe interessante vedere come si muoveranno gli Stati Uniti dato che secondo Lawrence Summers economista ed ex segretario del tesoro USA nessun altro Paese ha qualcosa da offrire in termini di innovazione quanto gli Stati Uniti perchè l’Europa è un museo, il Giappone è una casa di cura e la Cina è una prigione. Ora speriamo che l’innovazione di cui parla riguarderà anche l’adozione di bitcoin e dei prodotti tanto osannati sulle criptovalute.