La Cina è davvero prossima a tornare al centro del mondo Bitcoin, crypto e blockchain? Su queste pagine siamo stati sempre tra i pochi scettici riguardo questa narrativa. Due eventi delle scorse ore potranno aiutarci a capire se avevamo ragione, se avevamo torto o se la questione è ancora da ritenersi in via di definizione.
I fatti sono due: il CEO di Coinbase ha sfruttato il terrore con il quale si discute di Cina negli Stati Uniti per chiedere un trattamento più morbido dell’industria. E nel frattempo pare che la polizia cinese abbia arrestato i dirigenti di un poco noto stablecoin legato allo yuan, sempre in Cina.
Chi avrà ragione? Quel che è certo è che per adesso far combaciare realtà e supposizioni sembra essere particolarmente difficile, nonostante domani si tornerà a fare trading a Hong Kong sulle cripto anche se si è piccoli investitori.
Sono in diversi i grandi nomi del settore crypto che si sono spesi per spingere la narrativa cinese. Di cosa parliamo? Della convinzione che ci sarà una riapertura al mondo crypto e Bitcoin in Cina, posizione ricostruita selezionando, a nostro avviso troppo accuratamente, certe notizie che arrivano dal Lontano Oriente.
A fare da innesco è stata la notizia della riapertura di Hong Kong, notizia certamente importante ma che al tempo stesso è stata probabilmente ingigantita da diverse testate.
Hong Kong si è dotata di regole meno stringenti – ma comunque tra le più dure al mondo – per permettere agli exchange di tornare a operare anche verso la clientela privata e non istituzionale.
È tutto vero, se non fosse che tale apertura è appunto a Hong Kong e non in Cina. E che dal primo giugno cambierà poco, anzi pochissimo per i cittadini cinesi.
Questa notizia era stata fatta circolare da giornali mainstream non sempre vicini al mondo crypto. Anche qui siamo davanti a casi reali – con diverse banche che sarebbero pronte ad accogliere, tramite le loro filiali di Hong Kong, i neo-arrivati exchange. Anche in questo caso a nostro avviso però si è esagerato un tantino: è più che normale che le banche offrano conti in banca ed è la situazione negli USA ad essere ai limiti del paradossale. Da qui però a credere che banche sotto il controllo di Pechino finiscano per acquistare Bitcoin ancora una volta ce ne passa.
Brian Armstrong, il CEO di Coinbase, ha recentemente lanciato un messaggio attraverso un lungo editoriale pubblicato su MarketWatch.
Il sunto è il seguente: se i regolatori USA non faranno la propria parte e non molleranno l’osso, c’è il rischio di regalare una parte rilevante dell’industria dell’innovazione alla Cina.
Una posizione forte, interessante e più che degna di essere discussa, se non fosse che almeno per il momento non sembra che la Cina sia granché interessata. Né tanto meno che sia disposta a offrire un quadro regolamentare più tollerante. E questo ce lo ricordano gli ultimi rumors che arrivano proprio da quel paese.
Questo è quanto riporta PaNews. I dirigenti di Trust Reserve, società che emette stablecoin legati a CNH e al dollaro di Hong Kong, sarebbero stati prelevati almeno 2 giorni fa. Non è chiaro ancora quali siano le motivazioni – ma tutto lascia pensare che il tipo di attività che conducevano non sia permesso da quelle parti.
Secondo Wu, tra le altre cose, anche il fondatore di Multichain sarebbe in stato di fermo a Shanghai. Era tra quelli, ci ricorda l’esperto, che avevano spinto la nuova policy cinese positiva per il mondo crypto.
Forse avranno ragione loro, ma non possiamo che invitarvi a prendere estremamente con le pinze questa narrativa.
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