C’è una nuova proposta di legge per Bitcoin e crypto – e più in generale sui cosiddetti asset digitali, negli Stati Uniti. È stata avanzata da parte di un gruppo di membri del Congresso del Partito Repubblicano e punterebbe a individuare dei criteri chiari per l’assegnazione di ogni token alle categorie di security o commodity.
La questione centrale per il discernimento tra le due categorie sarà – almeno secondo la la proposta di legge – la decentralizzazione del progetto. Una decentralizzazione che potrà essere valutata secondo i criteri che saranno eventualmente fissati da questa legge. Superata una certa soglia, nessuna criptovaluta potrà essere considerata una security.
Una questione di enorme importanza negli USA – dato che il ricadere nella categoria delle security e dunque dei contratti di investimento comporta la possibilità di essere regolati da SEC e di dover essere sottoposti a gravosi (e spesso impossibili) obblighi di registrazione. Obblighi che a cascata coinvolgono anche gli operatori del settore.
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Negli USA continua il dibattito ai massimi livelli della politica federale sulla natura di Bitcoin, delle criptovalute e più in generale degli asset digitali.
La proposta questa volta arriva da Patrick McHenry – che ricorderete già impegnato nell’interrogazione con Gary Gensler di SEC come protagonista, proprio a tema crypto. Insieme a McHenry c’è anche Glenn Thompson, anch’egli repubblicano, e impegnato nella commissione che negli USA si occupa di derivati.
Si tratta di una base della quale si dovrà discutere e che – per intenzione stessa dei proponenti – sarà aperta a integrazioni anche da altri membri del Congresso. L’obiettivo è quello di avere una definizione chiara dei requisiti per un token affinché sia dichiarato una commodity e non una security.
La questione – per quanto possa apparire come un tecnicismo di poco conto – è in realtà di fondamentale importanza negli Stati Uniti d’America. Tutto ciò che ricade nella definizione di security è regolato da specifiche (e restrittive) leggi. Tutti i token considerati security devono registrarsi presso SEC e seguire delle regole specifiche per la loro negoziazione. Regole che però per gli asset digitali oltre che apparire come desuete, sono spesso impossibili da seguire.
Il criterio principale individuato dai due membri del Congresso è quello della decentralizzazione. Superata una certa soglia – che però parrebbe ancora da individuare – un asset digitale dovrebbe essere considerato una commodity – diventando così oggetto di leggi molto meno restrittive.
Ci sono in realtà dei criteri già fissati nella proposta – per quanto siano aperti a ulteriori integrazioni. Il criterio più interessante tra quelli proposti indica come decentralizzato un token la cui base monetaria non è nelle mani di una sola entità per quantità superiori al 20% del totale durante il precedente anno.
In altre parole, se nei precedenti 12 mesi nessuno ha detenuto più del 20% del token stesso, questo dovrebbe essere considerato come sufficientemente decentralizzato e dunque non essere oggetto delle leggi sulle security negli USA.
Per quanto riguarda le vendite private di token, tra ICO e pre-sale, queste sarebbero ancora permesse, ma dovrebbero comunque seguire le leggi che riguardano le vendite private di titoli finanziari.
La legge andrebbe a migliorare anche uno degli aspetti più discussi dell’attuale regime negli USA: la difficoltà per gli exchange di accedere ad un percorso chiaro per la registrazione presso SEC. Un problema che tra le altre cose era stato avanzato proprio dai rappresentanti di Coinbase in una recente audizione al Congresso.
La proposta non escluderebbe SEC e CFTC, le due principali agenzie di vigilanza e regolamentazione dei mercati negli USA. Le due, seguendo i criteri fissati dalla proposta di legge, sarebbero responsabili poi per la definizione dei token come security o come commodity.
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