Tra le diverse sorprese contenute nei dispacci di denuncia di SEC ai danni di Binance e Coinbase, la più importante è forse la definizione di Polygon Matic come security, ovvero come titolo finanziario o contratto di investimento che sarebbe dovuto essere sottoposto a registrazione e offerto in scambio solo su piattaforme registrate come tali.
Una notizia che ha impattato in modo importante sul prezzo a mercato di $MATIC – e che probabilmente continuerà a produrre effetti non solo sul prezzo, ma anche sul modo in cui gli investitori – piccoli e grandi – guardano a $MATIC. Dovremo però cercare di capire in dettaglio cos’è successo, cos’è che SEC contesta agli exchange e indirettamente a $MATIC e Polygon e perché questo potrebbe (non) essere un problema.
C’entrano – ve lo anticipiamo – sia la centralizzazione dello sviluppo, sia la vendita privata di token per raccogliere fondi, sia certe uscite del management che, secondo SEC, avrebbero spinto molti investitori a ritenere $MATIC un prodotto di investimento.
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Dovremo cercare di capire prima di che tipo si accusa si tratta. SEC è un’agenzia governativa che si occupa della porzione di mercato finanziario che riguarda i contratti di investimento o security e i relativi hub dove tali prodotti vengono scambiati.
Affinché qualcosa sia definito un contratto di investimento, devono concorrere diverse caratteristiche:
Se sul primo punto è chiaro che tutte le crypto siano security, sono gli altri a renderle il più delle volte qualcosa a se stante. L’impresa comune si ha quando i fondi degli investitori diventano parte di un unico patrimonio per la gestione dell’azienda. L’aspettativa di profitto si ha quando il token viene venduto allo scopo di rivenderlo poi un futuro perché ha conseguito dei rialzi. L’ultimo si ha quando esistono degli enti centralizzati che si impegnano – e il cui lavoro è fondamentale – affinché questo supposto aumento di prezzo avvenga.
In realtà le accuse sono molto circostanziate e si riferiscono al passato e al presente di Polygon Matic.
Cosa che chiaramente non è avvenuta con Bitcoin, ma ad esempio è avvenuta con Ethereum. A più riprese il team di Polygon ha condotto vendite pubbliche e private del token per raccogliere fondi. Il “problema” se vogliamo c’è, ma non è sufficiente.
L’altro importante problema contestato da SEC – e che dimostrerebbe anche il quarto punto di cui sopra – è il fatto che il 67% dei token sia stato riservato per supportare l’ecosistema, con un ulteriore 20% riservato invece per i compensi del team e anche dei consiglieri. Secondo SEC questo modus operandi avrebbe allineato i risultati degli investitori con quelli di chi gestisce Polygon. Anche questo è un fattore importante per decidere cosa sia una security e cosa non lo sia.
Polygon avrebbe, tramite i suoi dirigenti e fondatori, incoraggiato a più riprese l’acquisto di $MATIC, proponendolo come veicolo di guadagno finanziario. Tra i tanti viene citato un Tweet di Sandeep Nailwal, uno dei co-fondatori del protocollo.
Il tweet non è più raggiungibile (è stato cancellato?) ma lo riportiamo in forma di screenshot a scopo di cronaca.
Non parlo mai del prezzo del token, ma se MATIC ha uno spirito…
Viene poi contestato un altro tweet di Nailwal, dove il co-fondatore di MATIC afferma che non avrà pace finché Polygon Matic non avrà la top 3 per volumi spot dopo Ethereum e Bitcoin.
L’attenzione più recente di SEC è verso i meccanismi di Burn, che ha citato anche in relazione ad altri token. Sono meccanismi che permettono di distruggere periodicamente le criptovalute in circolazione, tramite sistemi diversi protocollo per protocollo. Secondo SEC:
Il burn pubblicizzato di Matic come parte dell’effetto deflativo del network ha fatto pensare, ragionevolmente, agli investitori che l’acquisto di Matic avrebbe avuto un potenziale profitto, dato che esiste un meccanismo per ridurne l’offerta e quindi incrementare il prezzo di Matic.
Una questione novella, sulla quale sarà interessante vedere le corti esprimersi, ammesso che si arrivi mai in tribunale.
Le accuse di SEC sono però per il momento indirette, nel senso che la causa non è contro Polygon, ma contro due degli exchange che la propongono in vendita.
La prima delle conseguenze – Robinhood la starebbe già valutando – è il delisting dalle principali piattaforme USA. Questa volta però, almeno rispetto al caso Ripple, la questione è diversa. Non è sotto accusa la cripto in quanto tale, ma gli stessi exchange che la quotano.
Exchange che hanno promesso di non volersi piegare a SEC e di dare battaglia. E quindi, almeno per ora, saranno forse (e ripetiamo forse) soltanto alcuni exchange minori a togliere $MATIC, ammesso che questo accada. In altre parole, il panico sembra essere, almeno per il momento, esagerato. E no, per noi europei quanto sta avvenendo negli USA non cambia nulla o quasi.
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