Continuano le schermaglie negli USA tra sostenitori di Gary Gensler e della dottrina zero tolleranza verso le crypto e i politici che invece vorrebbero regole più aperte a questo mondo – e usando le loro parole – più chiare.
Ieri è stato il turno della Commissione Servizi Finanziari del Congresso, che capitanata da Patrick McHenry sembrerebbe aver preso a cuore la questione più di quanto sarebbe ragionevole immaginarsi. E dall’audizione vengono fuori dettagli interessanti anche su una società che, per SEC, sarebbe la prova del fatto che ci si può regolarmente registrare negli USA come exchange. Una storia che almeno secondo diversi commentatori sarebbero quanto di più lontano potrebbe esserci dalla realtà.
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L’audizione in Commissione Servizi Finanziari è stata l’occasione per ascoltare anche Prometheum, o meglio il suo fondatore e co-CEO. Si tratta di un’azienda presa da SEC ad esempio del fatto che è possibile registrarsi e fare le cose per bene negli USA.
La prova che quanto contestano gli exchange conosciuti è in realtà una fandonia: esisterebbe la possibilità di registrarsi negli USA e Prometheum ne sarebbe la prova vivente.
C’è un ma. Anzi, ce ne sono diversi. Prometheum è riuscita a registrarsi come Alternative Trading System con FINRA. Ed è anche una delle pochissime società del settore ad aver intrattenuto rapporti con SEC in modo proficuo.
In realtà sono disponibili pochissimi token, tra i quali Compound, Filecoin, Flow, Celo e The Graph. In poche parole si tratterebbe di token che secondo analisi interne sarebbero security. E quindi seguirebbero la linea e l’opinione di SEC.
Questo perché gli ATS hanno questo tipo di normativa negli USA e comunque non potrebbero listare asset che, almeno a loro avviso, non sarebbero considerate delle security – come è stato spiegato in modo eccellente in questo thread.
Il che non sarebbe un problema, se non fosse che sembra ci sia la tendenza da parte dell’azienda a non affermare pubblicamente tali legami.
Anche la commissione non sembra essersela bevuta, con contestazioni veementi sulla natura effettiva di Prometheum, che come è stato ricordato in aula non offre né trading su Bitcoin né trading su Ethereum, asset che insieme valgono più del 60% del mercato crypto.
Certo è che sembrerà per molti impossibile che SEC e i suoi sostenitori debbano ricorrere a certi trucchi, a certi detti e non detti pur di avere ragione.
E se così fosse verrebbe da dare ragione a coloro i quali ritengono che il problema fondamentale di questa guerra tra SEC e mondo crypto sia in realtà di natura politica.
È altrettanto certo però che in Commissione Servizi Finanziari non sembra siano stati granché soddisfatti né dalle attività di Prometheum, né tanto meno dal suo status di esempio di un mondo che sarebbe potuto essere ma che non è stato.
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