Arrivano i primi e interessanti segnali a Hong Kong per il mondo crypto. Secondo quanto è stato riportato da Financial Times, la HKMA, la banca centrale di HK, starebbe chiedendo alle banche di darsi una mossa nell’offrire banking e altri servizi agli imprenditori e alle società cripto che vogliono avviare attività nel paese.
Sempre secondo quanto riporta il principale quotidiano finanziario mondiale, ad essere stati oggetto della sollecitazione ci sarebbero grandi gruppi come HSBC, Bank of China e anche Standard Chartered, gruppi che hanno alle loro spalle rapporti non sempre idilliaci con il mondo crypto, almeno ad altre latitudini.
Una situazione che appare come estremamente diversa da quella che si sta vivendo negli USA. Qui il nostro dossier – per capire come si potrebbe muovere il mercato e perché.
Lo scorso 1 giugno a Hong Kong, sebbene in un contesto piuttosto limitato, si è riaperto alla possibilità di fare trading sulle principali criptovalute come Bitcoin e Ethereum.
Una mossa che da molti è stata forse ingigantita, ma che segnala comunque allo stesso tempo un cambio di passo almeno nel Lontano Oriente, per quanto limitatamente a Hong Kong e senza alcun tipo di coinvolgimento della Cina.
Secondo quanto pubblicato da Financial Times, la locale Banca Centrale starebbe esercitando pressioni sulle principali banche che operano nella città stato. Il tutto sarebbe avvenuto all’interno di un meeting a maggio, durante il quale la HKMA avrebbe anche chiesto ai responsabili di suddette banche perché non starebbero accettando exchange e altri operatori del mondo cripto come clienti
Il tutto mentre sarebbero state almeno 80 le società che avrebbero espresso interesse ad aprire una sede nella città stato a due passi dalla Cina Continentale. La situazione sembrerebbe essere comunque in evoluzione, con almeno due degli istituti di cui sopra che sembrerebbero aver cambiato, almeno parzialmente, direzione.
Da valutare quale sarà l’impatto sul tentativo di Hong Kong di proporsi oggi come alternativa a giurisdizioni dove gli ostacoli per il mondo crypto sono ancora diversi. Giurisdizioni che possono però, come nel caso di Hong Kong, cambiare traiettoria in modo anche repentino.
Se per quanto riguarda USA, Unione Europea e Regno Unito c’è da tenere conto anche dei rischi che il settore comporta per gli istituti bancari, c’è da capire eventualmente cosa stia bloccando tali istituti in quel di Hong Kong, tenendo conto del fatto che c’è addirittura la massima autorità monetaria e bancaria a suggerire alle banche di aprirsi a questo mondo.
Dopo l’orribile 2022 con la fine di fondi come 3AC e il fallimento di exchange di enorme rilevanza come FTX, c’è da pensare che una parte della ritrosia trovi giustificazione nella pessima reputazione che almeno una parte del settore sembrerebbe essersi guadagnata sul campo.
Per il resto, qui da Criptovaluta.it continuiamo a essere scettici sulla possibilità su scala globale di Hong Kong di emergere come hub, anche per gli exchange. Le condizioni sono ancora molto restrittive almeno rispetto ad altre giurisdizioni, compresa quella degli USA.
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nel futuro che verrà il settore cripto si svilupperà a Oriente, nel sempre più nutrito blocco BRICS, e verrà del tutto cancellato a Occidente, sempre più arroccato a sostegno di un imperatore morente e ormai defenestrato, il dollaro.