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Tether: scandalo che non c’è | Contenuto dei documenti “segreti”

I documenti tenuti segreti e poi rivelati da Tether (che ha annullato ogni opposizione alla sua diffusione) non contengono nulla di sconvolgente. Con buona pace dei detrattori.
2 anni fa
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La montagna che partorisce il topolino. I documenti/report di Tether per il NYAG, all’interno di una più complessa procedura di accordo con la procura di New York, sono ormai nelle mani di diversi giornali, ma non sembra che ci sia dentro il materiale scottante che in molti si aspettavano di trovarci.

Questo a prescindere da un titolo sensazionalistico pubblicato da Bloomberg, che parla di stablecoin principale del mondo cripto che a un certo punto sarebbe stato supportato, a livello di riserve, da titoli di aziende cinesi. Cosa vera, ma estremamente in parte e comunque riferita ad una situazione passata.

Nel complesso, al contrario, ne esce un quadro piuttosto edificante per Tether, che si conferma come stablecoin dalla gestione piuttosto misurata, con controlli interni di buona qualità e senza che ci siano state quelle pratiche truffaldine delle quali i truthers continuano ad accusare lo stablecoin e le società che lo controllano.

Cosa c’è nei Tether “papers”?

In realtà non un granché. Si tratta di report che riguardano gli obblighi fissati in capo a Tether in relazione all’accordo raggiunto con NYAG e che ha chiuso per sempre la questione legale che vedeva lo stablecoin impegnato in quel di New York.

  • Banche

Sapevamo già di tutti gli istituti che vengono citati nel report. C’è la bahamiana Deltec, banca con una certa rilevanza nel mondo crypto anche perché tra le poche ad essere in grado e a permettere movimenti così ingenti. C’è poi Ansbacher, sempre alle Bahamas, Capital Union Bank e Far Eastern International Bank. Niente di losco, almeno secondo gli standard di chi accusa di malversazioni su base quotidiana lo stablecoin.

  • Titoli cinesi

Nel 2021 Tether avrebbe avuto in portafoglio di INdustrial & Commercial Bank of China, China Construction Bank e Agricultural Bank of China. Si tratta di colossi – a partecipazione statale – dell’economia cinese, che come correttamente sottolineato da Tether, avevano rating A1 o superiore.

La questione commercial paper è comunque chiusa, con l’exchange che progressivamente ha ridotto a zero le sue dotazioni per questo tipo di titoli.

Lo scandalo andrà cercato altrove
  • Prestiti

Nel complesso, per il periodo coperto dal primo report, Tether avrebbe emesso prestiti per oltre 5 miliardi di dollari, verso meno di 30 controparti nel complesso. Tutti i prestiti avevano collaterale in forma di Bitcoin o Ethereum oppure titoli. Secondo quanto affermato da Tether, tutti gli asset utilizzati come contropartita sarebbero sempre stati in pieno possesso della società, cosa che avrebbe aumentato la sicurezza dell’operazione.

Un buco nell’acqua per chi cercava scandalo

Per quanto il contenuto di tali report sia certamente interessante, e per quanto ci torneremo sicuramente nei prossimi giorni, si tratta di un grosso buco nell’acqua per chi credeva di trovare operazioni particolari o comunque delle prove di malversazione di Tether all’interno dei report.

Tutto sembra piuttosto in linea con quanto la società ha affermato anche pubblicamente. Nonostante i titoli sensazionalistici di Bloomberg, ai quali si aggiungeranno presto quelli di altre testate.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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