Regole globali per la DeFi. A chiederle è la Francia, che tramite AMF – la consorella di CONSOB a Parigi – avrebbe reso pubblica la sua intenzione di lavorare a regole che siano frutto di una coordinazione globale. Non è chiaro ancora che autorità dovrebbero essere coinvolte, quale sia la loro volontà effettiva di coordinarsi né tanto meno se ci sia qualcosa in più di un desiderio ad alta voce, ma questo con ogni probabilità è uno dei possibili binari lungo i quali potrebbe muoversi la discussione pubblica intorno al mondo della finanza decentralizzata.
Un mondo che è stato descritto più volte come inafferrabile tanto per le autorità tradizionali quanto per le leggi che governano i mercati finanziari classici. E che per i motivi di cui sopra è nel mirino dei regolatori di tutto il mondo.
Tra il dire e il fare c’è sempre però di mezzo il mare. I tentativi indiani durante la presidenza del G20 sembrano essere già naufragati. E al recente G7, dove si sarebbe dovuto parlare di normative crypto, in realtà si era affaccendati in più pressanti questioni. In uno scenario del genere, il richiamo di AMF potrebbe pertanto suonare più come un grido di disperazione che come una proposta per orecchie pronte ad ascoltare.
Nessuna ambiguità: stessi rischi stesse regole
È questo l’appello di AMF, che in Francia svolge il ruolo che dalle nostre parti è di CONSOB. Il richiamo è a uno dei principi cardine della regolamentazione dei mercati finanziari, ovvero quello che imporrebbe le stesse regole a settori che presentano gli sessi rischi. Con l’aggiunta del fatto, in questo caso, che in realtà il settore DeFi è percepito come ancora più rischioso di quello tradizionale.
Al centro sempre le solite storie: finanziamento del terrorismo, riciclaggio di denaro, KYC e, anche se non citato, la pedofilia. I quattro cavalieri dell’Apocalisse che sono citato ogniqualvolta emerga una tecnologia che possa garantire ampie libertà agli utenti. Fu così nei primi anni di internet, poi nei primi anni della crittografia disponibile per tutti e ora lo sarà, come è noto, anche per il settore della finanza decentralizzata.
Il tutto senza uno straccio di dato. Cosa comprensibile dato che non c’è un solo studio serio che dimostri come rilevanti le attività illegali che avvengono tramite questi protocolli.
Ma quando c’è da spaventare per regolare tutto fa brodo – e se le basi sulle quali posa il ragionamento sono sbilenche, poco male.
A causa della natura cross border delle attività DeFi, AMF supporta lo sviluppo di un approccio globale e coordinato verso la regolamentazione per assicurare un campo di gioco globale equo, che dovrebbe puntare alla protezione degli investitori e alla protezione dell’innovazione.
Ma i consumatori vogliono essere protetti davvero?
Qualche dubbio verrebbe, dato che il grosso degli utenti della DeFi hanno pienamente contezza del tipo di servizi che stanno utilizzando, sono in media più preparati di chi non li utilizza e conoscono in genere anche i rischi che tali servizi comportano.
Non è chiaro dunque di che tipo di aiuto avrebbero bisogno, né se sia oggettivamente ragionevole imporre lacci e lacciuoli a chi utilizza certi protocolli proprio perché insoddisfatto del mondo della finanza tradizionale. La consolazione per ora, certamente magra, è che tali appelli fino ad oggi sono andati il più delle volte persi, per quanto a spingere ci fossero IMF, BIS e tante altre organizzazioni sovranazionali.
Perché poi, nonostante si agiti la protezione del consumatore come motivo principale di certe dichiarazioni, si finisce sempre a parlare di repressione di certi fenomeni.