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Ethereum è una commodity | Parla il co-fondatore contro SEC

Ethereum è una commodity. Lo dice anche Joseph Lubin, co-fondatore del progetto. Ma i nodi da sciogliere sono altri.
1 anno fa
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Ethereum è certamente una commodity. A parlare è Joseph Lubin, co-fondatore di Ethereum e oggi a capo della società di analisi dei movimenti onchain ConsenSys. La dichiarazione di Lubin torna su un tema al centro delle discussioni fino a qualche settimana fa, complici anche tentennamenti in pubblico di Gary Gensler di SEC, che durante una specifica riunione della Commissione Servizi Finanziari del Congresso si era rifiutato di rispondere sulla questione.

Secondo Lubin i pareri espressi dall’altra agenzia di vigilanza sui mercati finanziari, CFTC, sono così tanti e così chiari da lasciare pochi dubbi sulla questione. E se così fosse, i problemi per Ethereum sarebbero infinitamente minori di quelli di concorrenti come Cardano e Solana, che sono stati recentemente citati proprio da SEC come possibili security.

Una questione che, nonostante sia passata in secondo piano dopo l’affaire BlackRock e i suoi ETF, rimarrà centrale ora che le cause contro Binance e Coinbase entreranno nel vivo. Cause che potrebbero ridefinire il mercato crypto per come lo conosciamo oggi.

Ethereum è una commodity – e SEC non dovrebbe metterci bocca

Joseph Lubin, come in realtà la maggioranza degli analisti anche terzi, ritiene che Ethereum sia ogni oltre ragionevole dubbio una commodity, un asset che può essere legalmente assimilato alle materie prime come oro, argento e altri preziosi. Benché la questione sia di poco conto in Italia, dove finire nell’una o nell’altra categoria comporta in realtà poco in termini di regolamentazione, è di fondamentale importanza negli Stati Uniti.

Negli USA infatti le security sono sotto lo scrutinio inflessibile di SEC – e sottoposte a obblighi di registrazione gravosi – mentre le commodity sono ad appannaggio di CFTC, senza obblighi di registrazione e sottoposte a minori regolamentazioni.

CFTC ha parlato in modo molto chiaro diverse volte, riguardo il fatto che considerano Ether come una commodity.

Questo il messaggio – concordante con quanto avvenuto in realtà – di Joseph Lubin, che è stato co-fondatore dell’ecosistema di Ethereum e partecipe anche delle prime fasi della vita del progetto, quando ci sono stati comportamenti che avrebbero potuto offrire una sponda a SEC per intervenire.

I nodi da sciogliere per Ethereum

Ethereum è probabilmente nato come una security

Ethereum è nato raccogliendo denaro tramite una ICO, una vendita al pubblico di token a prezzo fisso, operazione che tanto secondo SEC quanto secondo CFTC rende automaticamente qualunque tipo di asset crypto una security.

Per entrambe le agenzie però, almeno fino all’arrivo di Gary Gensler, è valida la dottrina della trasformazione: se un asset crypto diventa sufficientemente decentralizzato, potrebbe perdere il suo status di security, senza che si possa intervenire ex post a normare situazioni precedenti.

Sarebbe questo il caso di Ethereum, che se fosse confermata questa dottrina potrebbe evitare eventuali accuse di SEC.

C’è dell’altro di cui tenere considerazione

Ci sono altre questioni che possono rendere complessa la posizione legale di Ethereum negli Stati Uniti. La dottrina della trasformazione funziona in entrambi i sensi: si può passare dall’essere security all’essere commodity e viceversa.

Il dubbio che ora alberga nella mente di Gary Gensler, o almeno questo è quanto ha fatto intuire, è che lo staking, in particolare nelle modalità in cui è offerto da Ethereum, potrebbe rendere di nuovo il coin una security. La posizione di Gary Gensler sembrerebbe però essere minoritaria anche ai piani alti della regolamentazione USA.

Ethereum mai citato nelle cause più recenti

Nelle due cause più recenti e più importanti, quelle contro Coinbase e contro Binance Ethereum non è mai stato citato. In molti ci hanno visto il riconoscimento definitivo dello status di commodity per questo crypto asset.

Potrebbe però non essere questo il caso: Gensler ha bisogno di dimostrare che anche uno soltanto degli asset citati sia una security per avere materiale legale per intervenire contro gli exchange. E non avrebbe probabilmente senso tentare la sortita su Ethereum, dato che esistono casi molto più dubbi e più funzionali per la strategia repressiva messa in atto dal regolatore USA.

Per quanto Joseph Lubin dica la verità, c’è da considerare la realtà mutevole di questi asset secondo i regolatori USA. La confusione verrà meno con l’intervento del Congresso, che sta già preparando una legge che faccia chiarezza sugli asset crypto. Chiarezza che sarà a beneficio anche di Ethereum.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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