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A Hong Kong uno stablecoin di stato? | La strana proposta

A Hong Kong arriva una proposta per un impegno statale... per uno stablecoin. Ma funzionerà?
1 anno fa
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Il business degli stablecoin è tra i più importanti, se non il più importante di tutto il mondo crypto. Tether ha una capitalizzazione superiore agli 80 miliardi e frutta incassi record al gestore. USDC, per quanto in calo, ha ancora una capitalizzazione superiore ai 27 miliardi di dollari. Cifre record che stanno attirando l’attenzione anche di Hong Kong, la città stato che da giugno ha dato una spinta decisa alle sue attenzioni per il mondo crypto.

La notizia importante che arriva da Oriente oggi parla del tentativo – o meglio della volontà – di vedere a breve uno stablecoin legato al dollaro di Hong Kong, come riportato da Wu Blockchain e da altre pubblicazioni. Tuttavia non sembrerebbe si possa trattare di un impegno di carattere pubblico. L’invito delle autorità è a favorire le condizioni affinché ci sia un impegno privato in tal senso, come nel caso dei diversi stablecoin legati al Dollaro USA.

Gli stablecoin sono centrali nel mercato crypto e fonte di guadagno importante (e fondamentale in questo periodo di bassi volumi) anche per tanti exchange. E ne abbiamo parlato di recente sul nostro Magazine – anche in relazione alla particolare relazione tra Coinbase e USDC.

Cosa c’è effettivamente in ballo a Hong Kong?

In realtà siamo ancora nello stadio iniziale, nello stadio ideale, senza che sia stata spostata una sola pietra. L’idea sarebbe quella di avere almeno uno stablecoin ancorato al valore del dollaro di Hong Kong, questione che viene ritenuta dalle autorità che si occupano di mercato crypto nella città stato di fondamentale importanza.

Necessario per cementare le aspirazioni di leadership di Hong Kong nel mondo crypto, migliorando così l’efficienza delle transazioni e dando una spinta anche al nascente settore fintech nel paese, quello legato alle crypto e che punta a rivoluzionare, almeno in parte, anche il mondo bancario.

  • In realtà ci sono stati già tentativi in paesi vicini

Come a Singapore, dove però XSGD ha raccolto una misera capitalizzazione di mercato di 6,6 milioni di dollari, un nulla rispetto alle più quotate criptovalute stable legate al dollaro USA. Segnale che servirà di più da quelle parti, compreso un possibile intervento statale?

Un’idea bislacca o che potrebbe funzionare?

Questa sembrerebbe essere l’idea di Wang Yang, Cai Wensheng e Lei Zhibin, insieme a Wen Yizhou che si stanno facendo promotori della proposta. Una proposta che però porterebbe il tutto in un territorio fino ad oggi inesplorato, ovvero la possibilità di emissione di uno stablecoin libero tramite l’intervento statale, con gli stati che, un po’ tutti, sembrerebbero essere più affaccendati nella creazione delle cosiddette CBDC, le valute digitali delle banche centrali.

Che tipo di segnale è?

Per il momento si tratta soltanto di una proposta, che non sappiamo quali e quanti consensi sarà in grado di raccogliere. Una proposta che però è anche segnale del fermento, quantomeno intellettuale, per le crypto dalle parti di Hong Kong.

Ci sarà da vedere se ci sarà un interesse fattivo e se si procederà anche in questo senso, ammesso che ci sia effettivamente domanda per una valuta del genere. Non è detto che sia così. E sul trasformare questa pur presente vivacità culturale in una spinta bullish per tutto il mercato ci si dovrà esprimere tra qualche tempo. Anche rifiutando di ascoltare certe sirene che sembrerebbero pronte a giurare che la prossima bull run partirà proprio da Hong Kong, non senza avere qualche interesse diretto nella vicenda.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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