Ethereum e Bitcoin? Non sono soltanto le prime due criptovalute per capitalizzazione di mercato, ma anche un formidabile strumento per la corruzione di politici, al quale bisognerebbe prestare la massima attenzione. A dirlo questa volta è il Ministro della Giustizia di Taiwan, che in una recente uscita pubblica ha accusato le due criptovalute di poter favorire la corruzione nel proprio paese.
Una situazione alla quale però la polizia avrebbe già posto riparo in vista delle prossime elezioni che si terranno nel paese nel 2024. E non ci sarebbero soltanto Bitcoin e Ethereum: il mondo della corruzione, sempre secondo quanto riporta il ministero, starebbe cambiando rapidamente, finendo per includere pagamenti digitali, punti di gioco e il resto delle valute virtuali.
Non è la prima volta che Bitcoin e Ethereum sono accusati di essere veicolo di malaffare, senza che però siano stati mai realizzati non solo arresti frequenti, ma neanche studi approfonditi sull’effettivo utilizzo di queste valute come mezzo di corruzione.
A Taiwan ci sarebbe un problema di corruzione. Soltanto nello scorso anno sarebbero stati aperti casi per oltre 1.300 casi di corruzione legati alle elezioni, che si sono conclusi con le indagini aperte per 980 persone. Numeri importanti, che non è chiaro però se la dicano lunga su cosa succede a Taiwan durante le elezioni o sulla solerzia con la quale la polizia persegue certi comportamenti. Certo è che sono finiti in scandali anche personaggi importanti come Xiao Jingtian, Qiu Lili e Lin Zhizhan, tutti in posizioni apicali nel sistema politico del paese.
Il mondo della corruzione però, almeno da quelle parti, starebbe cambiando. O almeno questo è il contenuto di un messaggio di allarme lanciato dal Ministero della Giustizia, che ha indicato in Bitcoin e in Ethereum, nonché in non meglio precisate valute virtuali, strumenti che possono essere utilizzati per corrompere ufficiale e per agitare il malaffare durante le tornate elettorali.
Non è chiaro però se Bitcoin o Ethereum siano stati coinvolti in qualcuno dei molti casi di corruzione che sono stati scoperti lo scorso anno o se si tratta più di un tentativo del Ministero di mostrarsi al passo con i tempi e attento anche ad eventuali nuovi canali di pagamento.
Se dovessimo tenere conto di tutte le volte che le autorità più importanti del mondo lo citano, dovremmo ritenere questo, per Bitcoin, un momento di enorme popolarità. Tutti (o quasi) lo odiano, nascondendo con una certa fatica le preoccupazioni per un sistema monetario che non possono controllare.
Dagli USA a Taiwan, passando per un’Europa il cui leader anti-Bitcoin è finito in Bankitalia. Bitcoin non sembrerebbe essere simpatico a nessuno, se non a chi lo utilizza davvero.
Poco male: Bitcoin, in soldoni, è nato proprio per questo. E cioè per non essere simpatico a ministeri e banche centrali.
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da quelle parti la corruzione esiste da sempre e quando non esisteva ne bitcoin e ne Ethereum cosa facevano accusavano i dollari americani? Le monete sono parte della corruzione se vogliono eliminare la corruzione devono eliminare tutte le monete non solo bitcoin o Etehreum