Continua la guerra fredda degli stablecoin. Questa volta a riaprire il fronte orientale è Circle, con il CEO Jeremy Allaire che si è detto pronto ad esplorare la possibilità di emettere stablecoin in Giappone, approfittando di una recente modifica delle leggi giapponesi a riguardo.
Che sia il Giappone la prossima terra di conquista dei principali contendenti del mondo stablecoin? Chissà. Per ora USDC si dice possibilista – e USDC potrebbe anche cercare di recuperare un market cap in discesa che potrebbe significare problemi anche per Coinbase.
Il tutto all’interno di un programma di espansione di Circle che ha visto in conglomerato stabilirsi anche in paesi europei. Segno che – come diciamo da tempo su Criptovaluta.it – una delle battaglie più importanti interne al mondo cripto riguarderà principalmente il mondo degli stablecoin.
Questo è quanto emerge dall’intervista di Jeremy Allaire per Japan Post English, dove il CEO di Circle ha affermato:
In quanto compagnia globale, vogliamo crescere in mercati importanti in tutto il mondo. USDC è già utilizzato in 190 paesi. Il Giappone ha una lunga storia di commercio internazionale, transazioni in valuta estera e commercio globale. Se gli stablecoin dovessero diventare più vastamente utilizzati per questi proposito, crediamo che il Giappone diventerà un mercato rilevante.
Il riferimento è anche ad una recente legge che ha stabilito canoni chiari per l’utilizzo di stablecoin all’interno del paese, altro segno di allargamento delle prospettive giapponesi per il mondo crypto, da sempre strettamente regolamentato in modo piuttosto restrittivo. Cosa che però ha fatto guadagnare al Giappone anche una certa reputazione di paese dove i clienti e i consumatori che si avvicinano al mondo cripto sono maggiormente tutelati, cosa che si è puntualmente verificata ad esempio per il caso FTX, dove tutti i clienti sono stati rimborsati 1:1.
Anche dell’emissione di stablecoin magari legati allo Yen, dopo che il gruppo si è già cimentato con l’emissione di EURC, stablecoin legato all’euro anche se con una capitalizzazione di mercato ridotta e senza grande successo riscosso fino ad oggi.
Certo è che il quadro degli stablecoin sembrerebbe essere non solo in evoluzione, ma anche una delle “poche speranze” di un mondo crypto che sta soffrendo sotto il piano degli introiti a causa dei volumi ancora molto ridotti sui mercati.
Tether continua a dominare in lungo e largo il mercato, per quanto lo faccia quasi completamente lontano dagli USA e con una presenza relativamente ridotta in Europa.
Circle, che ha invece scelto un’altra strada – quella di proporsi come interlocutore internazionale – ha invece pagato a caro prezzo anche problemi con il sistema bancario USA, compreso il fallimento di Silicon Valley Bank.
Un mercato che ha visto per ora Tether uscire come gruppo dominante anche in termini di introiti e di profitti. Il tentativo di espansione di USDC e Circle sul piano internazionale potrà invertire questo trend?
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