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SEC attacca Coinbase | “Exchange crypto sapeva!” E ora?

Arriva la prima risposta in tribunale di SEC contro Coinbase. Il regolatore picchia duro, ma gli argomenti sono fiacchi.
1 anno fa
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La battaglia legale tra SEC e Coinbase è già entrata nel vivo, con l’exchange che ha già richiesto al tribunale di chiudere il caso. È arrivata però anche una risposta legale da parte dell’agenzia che si occupa di vigilare sui mercati USA. Una risposta che farà certamente discutere ma che, al tempo stesso, è stata definita come piuttosto debole da parte di diversi analisti legali.

SEC ha infatti affermato che Coinbase era conscia delle violazioni in corso e in essere delle leggi sulle security vigenti negli USA, e per confermare tale visione è ricorsa a quanto contenuto nelle comunicazioni obbligatorie dell’exchange (che è quotato in borsa) verso i propri azionisti.

Una situazione circolare – sul piano legale – e a parere di molti assurda, che inaugura però il nuovo capitolo della lotta tra SEC e Coinbase in tribunale, che abbiamo analizzato qui sul nostro Magazine.

SEC dice che Coinbase sapeva delle violazioni

Il punto legale è il seguente: non solo Coinbase avrebbe violato le leggi sui titoli finanziari negli USA, ma lo avrebbe fatto scientemente, sapendo che c’erano delle fiolazioni in atto. E a prova di ciò ci sarebbero diverse dichiarazioni che l’exchange ha rilasciato nel tempo, in particolare come avviso per i propri azionisti.

Da quando è diventata una società quotata, Coinbase ha ripetutamente informato i propri azionisti sul rischio che i crypto asset che vengono scambiati sulla propria piattaforma sarebbero stati dichiarati security e che quindi la condotta dell’exchange avrebbe violato potenzialmente le leggi federali sulle security. Queste dichiarazioni sono presenti anche nel documento di registrazione.

Secondo SEC tali dichiarazioni costituirebbero dunque una sorta di ammissione di colpa, per quanto circolare tale ragionamento fosse. Facciamo qualche passo indietro per capire di cosa si tratta e perché è da ritenersi un ragionamento circolare.

Obiezione seria?

Un ragionamento circolare

Coinbase deve rispondere a degli obblighi di legge negli USA che impongono la comunicazione agli azionisti, in particolare nei documenti citati da SEC, di ogni eventuale problematica, comprese quelle di carattere regolamentare. Nei filing delle prime società a operare su Internet potrete trovare, andando a spulciare documenti vecchi di 20 anni e più, le medesime preoccupazioni.

Si tratta di precauzioni per evitare cause future nonché di obblighi previsti dalle stesse leggi che SEC deve far rispettare. E non vi è, almeno agli occhi di guarda alla cosa da un angolo il più possibile terzo, alcun tipo di ammissione, ma soltanto la spiegazione di quello che in principio (e ancora oggi) era un comportamento atteso da parte di SEC.

SEC inoltre non afferma giustizia, ma solleva eccezioni che poi devono essere valutate da un tribunale. E in aggiunta Coinbase ha proceduto, come nel caso di Ripple, al delisting immediato di quelle crypto che SEC ha dichiarato essere security.

Il caso SEC molto più fiacco di quel che sembra?

In realtà sarà un processo eventualmente molto lungo, dato che Coinbase non sembrerebbe avere alcuna intenzione di mollare la presa né tanto meno di procedere con il tentativo di raggiungere un accordo.

Si tratta, in questo caso, di schermaglie iniziali, alle quali seguiranno argomenti – lo speriamo anche per SEC – più solidi. Quel che è certo per adesso è che l’esito della causa è tutto fuorché scontato.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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