Ovunque c’è domanda consistente, le proibizioni avranno come effetto collaterale quello di creare un mercato nero. E secondo una storia decisamente pittoresca riportata da Financial Times, questo starebbe avvenendo tra Shenzhen e Hong Kong. O meglio, ci sarebbe almeno uno spallone che farebbe viaggi di 90 minuti per riportare in patria, nella Repubblica Popolare Cinese, criptovalute acquistate cash dall’altra parte del confine. Non si tratterà di business di enormi proporzioni, ma è segnale del fatto che cercare di limitare certi business, anche quando a farli è qualcuno che deve spostarsi fisicamente, non è sempre facile.
Una storia interessante, che soddisfa anche quella voglia di black market al quale le grandi testate vorrebbero associare il mondo crypto – e che qualcuno troverà anche divertente, data la repressione che Cina c’è per quanto riguarda le cripto. Repressione viva e vegeta – nonostante quanto venga raccontato da molti che vedono nella Cina il cavallo che trainerà la prossima bull run.
Piccoli acquisti, chiaramente oltre-confine
L’intervista di Financial Times è a tal Zhang, nome di fantasia per tutelare la vera identità del contrabbandiere crypto. Avrebbe 27 anni e farebbe viaggi periodici a Hong Kong, in un’area piuttosto particolare, dove può acquistare per conto dei propri clienti criptovalute. Nel caso riportato nell’intervista parliamo di poche migliaia di dollari in Tether, lo stablecoin legato al dollaro USA.
Le cripto sono molto comode per trasferire denaro. Quando ce n’è bisogno.
Non è chiaro a cosa si riferisca Zhang, se a supposti trasferimenti cross border, oppure a trasferimenti Cina a Cina che si vorrebbero tenere fuori dagli sguardi indiscreti delle autorità.
E lo farebbe in un’area di Hong Kong dove ci sarebbe grande presenza di rivendite anche cash di criptovalute. Qualcosa di legale a Hong Kong, di illegale in Cina e che costringe tale Zhang ad attraversare il confine imbottito (ma non troppo) di contanti.
Parla anche il capo di One Satoshi
Nel lungo speciale su Financial Times c’è spazio anche per sentire Roger Li, fondatore di One Satoshi, società che ha 9 punti vendita fisici di criptovalute. Ci sarebbe stato un aumento anno su anno, nel 2023 del 25% circa dei volumi. Cosa che tra le altre cose è in controtendenza rispetto ai mercati classici delle cripto, che stanno affrontando un 2023 decisamente duro sotto questo aspetto.
Il fondatore di One Satoshi, tuttavia, afferma di non accettare clienti che arrivano dalla Cina, dato che teme ripercussioni da parte delle autorità, pur dicendosi fiducioso su un prossimo allentamento delle restrizioni.
Continua la narrativa a trazione cinese
Ne abbiamo parlato sull’ultimo numero del nostro Magazine, enumerando anche i nostri dubbi su una svolta tanto repentina. Tuttavia continuano ad arrivare notizie, anche e soprattutto per mezzo delle grandi testate, su un sentiment positivo da quelle parti verso il mondo crypto e Bitcoin.
Certo, non basterà qualche contrabbandiere per riportare le crypto in Cina. E chissà se la riapertura al settore avverrà in tempi utili per un toro che, almeno ad avviso di diversi analisti, starebbe già prendendo la rincorsa.