Il mondo crypto assomiglia spesso – forse troppo spesso – alle spy story che guardiamo al cinema o che leggiamo in qualche romanzo d’autore. Anche quando non vorremmo che fosse così. L’ultima delle storie – assurde, permettetecelo – arriva dalla Cina, riguarda un protocollo, Multichain, i cui problemi erano in parte noti e lascia in molti non solo senza più un servizio, ma anche senza il valore dei token che vi erano associati.
E nel mezzo ci sono arresti della polizia cinese, intere famiglie tradotte nelle patrie galere e l’impossibilità per gli sviluppatori di continuare a tenere in piedi la baracca.
Una storia come – fortunatamente – poche ne abbiamo raccontate su Criptovaluta.it, che però sembrerebbe mettere non diciamo la parola fine, ma almeno la parola aspetta sulla narrativa di un nuovo bull market a trazione cinese. Cosa di cui abbiamo parlato recentemente anche sul nostro Magazine.
Le prime indiscrezioni hanno preso a circolare già qualche settimana fa. Poi sono arrivate le conferme, anche se la storia è così complicata da meritare un piccolo recap.
Tutto parte con l’arresto del CEO del progetto, Zhaojun, lo scorso 21 maggio. Un arresto che ha reso impossibile per il team comunicare con il CEO e che avrebbe tra le altre cose comportato anche il sequestro di tutto o quasi il materiale informatico di Zhaojun. Subito poco dopo l’arresto, sono state inoltre revocate le chiavi di accesso degli operatori dei nodi MPC, con i server che stavano girando tutti tramite l’account cloud del CEO.
Ci sono stati poi contatti con la famiglia – finalmente, aggiungiamo noi, che hanno confermato però il sequestro di tutto il materiale informatico in possesso di Zhaojun, compresi computer e wallet hardware – nonché alcune seedphrase. Cosa che ha complicato ulteriormente la posizione di Multichain, dato che a quanto parrebbe i fondi degli investitori erano ad accesso e sotto controllo esclusivo del CEO.
E fino a questo punto siamo nel novero di quanto conoscevamo dalla prima comunicazione del team, lo scorso 30 maggio. C’è però del nuovo, che non promette nulla di buono, e che mette la parola fine sul progetto Multichain.
Il 7 luglio scorso i fondi degli utenti sugli indirizzi MPC sono stati trasferiti verso indirizzi sconosciuti al team – senza spiegazioni aggiuntive. Secondo, dice il team, quanto è stato riportato dalla sorella del CEO – che tra poco diventerà una pedina fondamentale di questa storia – ci sarebbe stato un accesso da Kunming, senza che fossero note motivazioni o soggetti coinvolti.
Il 9 luglio è stato il turno, questa volta però per mano della sorella del CEO, del trasferimento dei fondi residui verso due indirizzi sotto il controllo della sorella di Zhaojun.
Situazione parzialmente salvata? Niente affatto. Il 13 luglio – e cioè ieri – è arrivata notizia dalla famiglia di Zhaojun dell’arresto della sorella del CEO. Non è più possibile raggiungere, così come non si conosce la sorte degli asset che era riuscita a trasferire verso indirizzi sotto il suo controllo.
Il progetto, come comunicato via Twitter, chiude qui, senza che ci sia la possibilità di recupero, data la situazione sul piano legale.
Non solo, dato che i membri del team insistono sulla necessità di rilasciare informazioni incomplete o in ritardo per seguire quanto imposto dalle autorità locali. Rimane il problema – e questo sarà con ogni probabilità almeno in parte il centro della discussione futura, la centralizzazione dei fondi del progetto e la facilità con la quale le autorità hanno potuto metterci le mani.
Una situazione che sarà con ogni probabilità lezione per progetti simili, sia per quanto riguarda l’area del mondo da scegliere per le proprie attività, sia il livello di protezione della propria persona che è necessario per gestire progetti milionari.
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A me fa piangere dal ridere quando dei minchioncelli di 20 anni su YouTube si divertono a spiegarci il value investing e ci spiegano che, secondo criteri che hanno fatto ricchi Buffett e Munger 40 anni fa sui mercati tradizionali, le crypto hanno una sproporzione di troppo rischio per scarso valore intrinseco.
E poi mostrano (o peggio, non lo fanno nemmeno) a persone che ritengono di valore questo genere di contenuti, come si fa stock picking sui mercati di paesi dove toh, passa il governo e razzola tutto!
Ho già la fortuna di non essere cittadino di queste galere a cielo aperto, mai al mondo ci metterei un centesimo bucato, nemmeno per azzardo. Posso già giocare d'azzardo presso case molto più oneste e trasparenti, magari ne trovo pure una di cui condivido l'etica.
La Cina non è nella lista.