Coinbase sta effettuando importanti mosse politiche. Come riportato da Bloomberg, il CEO dell’exchange, Brian Armstrong, incontrerà privatamente diversi rappresentanti del Partito Democratico al Congresso. In questi incontri informali si parlerà delle leggi sulle criptovalute che dovrebbero essere approvate nei prossimi mesi negli Stati Uniti.
L’incontro è previsto per mercoledì 19 luglio e diversi assistenti di membri del Congresso hanno confermato la notizia. I partecipanti saranno quei membri del Congresso che fanno parte del caucus New Democratic Coalition, che include circa 100 democratici con obiettivi di crescita economica forte e di politica fiscale più responsabile.
Al momento, non è chiaro chi abbia avviato le trattative né quali risultati potrebbero portare. Tuttavia, è degno di nota che Coinbase, nonostante sia sotto indagine da parte della SEC, conservi uno status che le permette di interagire con le più alte cariche della politica americana.
In breve:
La situazione è piuttosto incerta. Da un lato, c’è una proposta dei membri repubblicani della Commissione Servizi Finanziari, che però è stata già rinviata una volta e potrebbe avere meno supporto di quanto inizialmente previsto. Dall’altro lato, al Senato sono state presentate le proposte di Cynthia Lummis, anch’esse con un supporto ancora da verificare.
Pertanto, le trattative continuano, con i maggiori attori nel mondo delle criptovalute – tra cui Coinbase – che cercano di discutere e negoziare, anche al di fuori delle stanze ufficiali del potere.
Di cosa si discuterà in questi incontri a cui parteciperà Brian Armstrong? Di leggi e politiche fiscali che potrebbero influenzare il mondo delle criptovalute. Ci sarà anche spazio per discutere questioni relative al clima.
Il segnale è importante, non tanto perché ne uscirà sicuramente qualcosa di interessante, ma per la capacità di Coinbase di mantenere un dialogo con i vertici della politica USA, nonostante il periodo complesso per l’exchange, anche dal punto di vista legale.
Lo scorso giugno, l’agenzia che supervisiona i mercati finanziari, la SEC, ha citato in giudizio l’exchange, accusandolo di aver offerto trading di security – contratti di investimento che l’exchange avrebbe dovuto registrare.
Tuttavia, la causa ha subito un duro colpo dopo la prima sentenza del caso Ripple e non sembra trovare supporto ai livelli più alti della politica, a parte un piccolo, ma rumoroso, gruppo vicino al presidente Biden.
In altre parole, la partita è ancora aperta – e ci potrebbe essere la possibilità che il risultato sia diverso da quello che aveva previsto Gary Gensler, che proprio ieri ha espresso delusione per l’evoluzione del caso XRP, in cui ha perso su due delle tre questioni.
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