Un ban totale. Il Kuwait decide di fare testa sua e recependo certi avvisi del FATF, la Financial Action Task Force internazionale in modo forse eccessivamente zelante, emana una circolare che di fatto proibisce Bitcoin e crypto per ogni tipo di attività. Non si potranno utilizzare come metodo di pagamento e non si potranno neanche offrire servizi finanziari ad esse collegati.
Un ban che è tra i più duri al mondo e che è in controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo in quella area geografica, per quanto con passi più piccoli di quelli che certa stampa vorrebbe raccontare.
Si tratta di una decisione che tra le altre cose riaprirà la discussione su cosa siano in grado di ottenere le pressioni di certi enti internazionali. Oggi il FATF, domani magari FSB e FMI, che hanno già promesso fuoco e fiamme al prossimo G20.
Arriva un’ordinanza che – anche se magari di scarso impatto sui volumi – farà certamente discutere gli appassionati – in particolare quelli che si attendono ottimisticamente più aperture per Bitcoin e crypto.
A quanto pare però non sarà il Kuwait a fare questi passi. È appena arrivata un’ordinanza che di fatto proibisce qualunque tipo di utilizzo di BTC e crypto:
Divieto assoluto di utilizzare asset virtuali come strumento di pagamento o di riconoscerle come valuta decentralizzata nello Stato del Kuwait. È pertanto necessario astenersi dall’effettuare transazioni che ricorrano alle valute virtuali come metodo di pagamento.
Questo il primo dei divieti, che riguarda l’utilizzo di Bitcoin e crypto per pagare beni e servizi. La questione però non si limita a questo.
È vietato scambiare asset virtuali come metodo di investimento. È necessario pertanto astenersi dall’offrire servizi di questo tipo ai clienti.
E non basta. Viene anche abolito un inesistente sistema di licenze:
È vietato rilasciare a persone fisiche o giuridiche nello Stato del Kuwait licenze per fornire servizi nell’ambito degli asset virtuali come attività commerciale in conto proprio o conto terzi.
Viene vietato anche il mining di criptovalute, che invece in Arabia Saudita sembrerebbe aver raccolto già diversi consensi, con un impegno anche diretto di Aramco.
Divieto assoluto di mining di valuta o asset virtuali.
Si fa riferimento a indicazioni di FATF e pertanto a temi inerenti l’utilizzo di Bitcoin e crypto per il riciclaggio di denaro e per il finanziamento del terrorismo. Nulla di nuovo, almeno per chi segue quanto avviene ai piani alti della finanza mondiale.
Critiche che sono state dimostrate spesso infondate – e comunque sempre senza alcun tipo di prova. E non sarà finita qui: perché IMF e FSB hanno promesso scintille al prossimo G20. Una kermesse sotto la guida indiana, altro paese che non ha rapporti cordiali con il mondo delle criptovalute.
Per quanto riguarda il Kuwait c’è comunque poco di cui preoccuparsi: non era e non sarà un paese in grado di impattare in modo considerevole sul mercato delle criptovalute. Rimarrà però i l gesto simbolico, di cui si dovrà pur discutere.
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Un appello ai terroristi, state tranquilli, per voi non cambierà nulla andrete avanti a finanziarvi in dollari, garantisce il Kuwait.