Craig Wright – il sedicente Satoshi Nakamoto, avrà diritto di chiedere in tribunale il copyright sul file format di Bitcoin. Questo è quanto arriva dal Regno Unito, dove Wright che nel frattempo ha dato il via anche a Bitcoin SV – Bitcoin Satoshi Version – sta conducendo una dura battaglia legale per appropriarsi della proprietà intellettuale di tutto ciò che è integrale a Bitcoin.
Prima però di farsi prendere dal panico è necessario capire bene di cosa si tratta: i tribunali non hanno dato ragione a Craig Wright ma hanno semplicemente ritenuto ammissibile per il dibattimento quanto ha richiesto. Senza dargli, almeno per ora, ragione. E alla possibilità di ottenere riconoscimento della sua proprietà intellettuale è legata un’altra decisione, che riguarderà invece la vera identità di Satoshi Nakamoto.
Una questione legalmente complessa, che ha causato qualche problema in UK e che vede dall’altra parte un consorzio di personaggi e aziende legate al settore che stanno cercando di arginare le richieste legali di Wright.
La questione è in grado di solleticare attenzioni e anche rabbia da parte della vasta e radicale community che ruota intorno a Bitcoin. Da tempo Craig Wright, pur senza prove definitive della questione, afferma di essere Satoshi Nakamoto, con una parte estremamente minoritaria della community che ruota intorno alle crypto che, almeno per ora, sembrerebbe essere convinta di quanto affermato da Wright.
Intorno a questa vicenda ruotano non solo questioni ideali, ma anche questioni legate alla proprietà intellettuale di Bitcoin, dei suoi formati e anche del white paper – questione che almeno nel Regno Unito si trascina da un po’.
Si tratta di una decisione parziale. I giudici hanno semplicemente deciso di permettere a Craig Wright di sostenere le sue posizioni in tribunale, legate in questo caso al copyright sul file format di Bitcoin. Anche questa è una vicenda che si trascina avanti ormai da tempo.
Nello specifico potrà sostenere in tribunale che il file format di Bitcoin è definito a sufficienza da poter ricevere tutela dalle leggi britanniche sul diritto d’autore. Per ora, per l’appunto, niente di che.
Benché certi account social potrebbero lasciare intendere il contrario, sull’identità di Satoshi Nakamoto non è stato deciso, in questa circostanza, assolutamente nulla.
Ne sapremo di più durante un processo che avrà il via il prossimo gennaio, nel 2024. Una sorta di riedizione di quanto già avvenuto a Oslo, in una circostanza che fu sfavorevole per Craig Wright.
Un caso che con ogni probabilità continuerà a riemergere in altre circostanze, in altre giurisdizioni e forse di più sui social network.
Chi rischia? Probabilmente nessuno. Per dovere di cronaca – per chi non avesse seguito il caso dall’inizio – ricordiamo che le mire di Wright sono non solo su Bitcoin, ma anche su Bitcoin Cash, il più popolare dei fork storici di $BTC. Riuscirà a spuntarla? Sono in pochi, per ora, a credere di sì.
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a parer mio questo personaggio cerca solo pubblicità e popolarità oppure cerca di proteggere il vero Satoshi Nakamoto sulla cui testa c'è sicuramente una taglia del sistema lobbistico e massonico che ha in mano la maggior parte della ricchezza mondiale. Altro materiale che darà lavoro a Hollywood e che vedremo prossimamente al cinema..