SEC ha davvero ordinato a Coinbase di interrompere il trading di tutte le criptovalute tranne Bitcoin? La storia è stata pubblicata da Financial Times poche ore fa ed è stata ripresa dal solito telefono senza fili di Twitter, che come spesso accade l’ha trasformata ad uso e consumo dei click.
Ma cos’è successo davvero? Brian Armstrong, CEO del gruppo, ha raccontato le sue precedenti esperienze con SEC, questioni che non sono poi così attuali e che si riferiscono a quanto avvenuto mesi e anni fa. Tuttavia si tratta di una questione importante che per chi opera nel mondo delle criptovalute e vuole capire che tipo di atteggiamento si respiri negli USA, che rimangono la piazza più importante per qualunque tipo di mercato finanziario.
Sulla questione SEC abbiamo discusso in un numero del nostro Magazine settimanale – ideale per chi vuole saperne di più sul mercato delle criptovalute e di Bitcoin e sulle conseguenze di questo aggressivo interessamento di SEC.
La questione di cui si discute è la complessa causa legale che SEC ha avviato nei confronti di Coinbase, uno dei più importanti exchange di criptovalute.
SEC, che è l’agenzia che negli USA vigila sui mercati e cerca di regolamentarli, avrebbe infatti consigliato a Coinbase qualcosa di piuttosto curioso e per molti estremo.
Ci hanno risposto e ci hanno detto… crediamo che tutti gli asset che non sono Bitcoin siano security. E noi abbiamo risposto chiedendo come fossero arrivati a tale conclusione, dato che la nostra interpretazione della legge era diversa. E loro hanno detto: non vi dobbiamo spiegazioni, dovete togliere dai listini tutti gli asset [crypto, NDR] che non siano Bitcoin.
A parlare è Brian Armstrong, CEO di Coinbase, confermando così quelli che erano rumors che circolavano da tempo.
Come è noto – dato che poi si è arrivati in tribunale – Coinbase non ha accettato, evitando così di spingere anche altri exchange a fare lo stesso, pena ripercussioni legali. Si difenderà in tribunale, in una causa che si preannuncia lunga, costosa, ma in risposta a certe richieste anche, se vogliamo, doverosa.
A quel punto non abbiamo avuto scelta. Rimuovere ogni asset oltre Bitcoin, che tra le altre cose non è quello che la legge afferma, avrebbe significato la fine dell’industria crypto negli USA. La scelta è stata facile… andiamo in tribunale e vediamo cosa diranno le corti.
SEC si è rifiutata di commentare quanto contenuto nell’intervista. L’unica certezza che abbiamo per il momento è che la storia non è certamente finita qui e che ci saranno degli strascichi legali molto lunghi, molto costosi e dall’esito possibilmente incerto.
Coinbase ha scelto comunque di difendersi per se stessa e, almeno secondo quanto afferma il suo CEO, anche per il resto dell’industria. Tutto questo nonostante la parte più radicale della community non abbia granché in simpatia Coinbase. Chissà se un attacco così frontale aiuterà a ricompattare persone che, almeno in senso lato, hanno interessi comuni.
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