Il nome è quello di una grande banca, per quanto lontana da casa nostra. Si tratta di Nomura, che dopo aver avviato la sua Laser Digital in Svizzera per partecipare al mondo crypto, ottiene oggi licenza a Dubai, negli Emirati, dove soltanto ieri Binance aveva potuto cantare vittoria.
È una notizia che non sposterà granché i volumi, ma che è segnale di quanto, su queste pagine e senza falsa modestia, andiamo dicendo da tempo: il panorama degli scambi crypto sta cambiando radicalmente – e il bear market è stata un’occasione d’oro per tutti gli istituzionali, per organizzare un ingresso in pompa magna in un settore che non sarà mai come prima.
Stessa cosa di cui abbiamo discusso con Anthony Scaramucci sul nostro Magazine – che ci ha confermato come lo scenario non sarà forse rivoluzionato, ma comunque profondamente diverso da quello a cui siamo abituati.
Nomura sbarca a Dubai, per le crypto
La notizia segue quella della creazione di Laser Digital, una nuova divisione creata in Svizzera proprio da Nomura, gruppo bancario giapponese già attivo dal 2020 nel comparto della custodia crypto. Il gruppo aveva preannunciato la sua volontà di entrare più in profondità con le crypto e lo ha fatto prima con la nascita di questa società lo scorso settembre e ora con l’ottenimento della licenza a Dubai.
Dubai che conferma la sua vocazione crypto e che soltanto ieri aveva conferito licenza anche a Binance – intermediario di provenienza e di vocazione molto diverse – a conferma che a Dubai tutti potranno fare affari con Bitcoin e crypto.
La licenza ottenuta da Nomura permetterà al gruppo di operare come broker e anche di offrire servizi compravendita diretta per $BTC e per altri asset del settore crypto.
Arrivo delle banche, crisi degli exchange?
C’è ancora un discreto ottimismo sulla tenuta degli exchange come business model, nonostante questa crisi innescata dal crollo di FTX abbia cambiato – e di parecchio – le carte in tavola. Viviamo oggi in un contesto profondamente diverso, dove da una parte gli istituzionali non vogliono più operare con intermediari di questo tipo e dall’altro hanno fiutato l’affare.
Quale affare? Quello della gestione di mercati che oggi generano commissioni molto elevate e dove dunque c’è spazio anche per l’inserimento di servizi più classici – e abituati a lavorare con spread e commissioni decisamente più bassi.
Anche in questa ottica si può leggere l’ingresso di BlackRock – che con ogni probabilità andrà ad attaccare il mercato più redditizio del mondo crypto.
Difficile per ora immaginare quale sarà il ruolo degli exchange in un mondo crypto profondamente rinnovato e che dovrà, volente o nolente, cambiare almeno per una certa fascia di pubblico.
Istituzionali anche altrove?
I mercati che potrebbero essere aggrediti sono a nostro avviso anche altri, dei quali si finirà per parlare a breve perché per il momento tutto tace e tutto è affidato a preparativi quasi segreti.
È il caso dello staking di Ethereum, in grande forma e che potrebbe fare gola a gestori che hanno fatto della custodia la loro mission quasi millenaria, proprio come le banche.