Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti non molla – e chiede alle corti di revocare la libertà su cauzione per Sam Bankman-Fried, ex CEO di FTX e enfant prodige dell’intersezione tra mondo crypto e mondo della finanza classica – asceso al cielo e rapidamente caduto come un novello Icaro.
Dietro la richiesta del Dipartimento di Giustizia USA ci sono contatti troppo frequenti da parte di SBF con la stampa – contatti che avrebbe utilizzato anche per condizionare il comportamento, sempre secondo il DOJ, di diversi testimoni coinvolti nel processo.
La questione riguarda anche dettagli della vita privata di Caroline Ellison, che era a capo di Alameda, la società di trading e investimenti legata appunto a FTX. Ellison che è stata, in passato, anche legata sentimentalmente a Sam Bankman-Fried.
In realtà non è la prima volta che si discute, tanto nell’opinione pubblica quanto invece a livello legale. Dopo essere stato accusato di diversi reati, tutti legati al collasso del suo exchange, FTX, a Sam Bankman-Fried è stata accordata la libertà su cauzione, sebbene con diverse limitazioni.
Oltre infatti alla necessità di offrire in garanzia beni (non propri) per un controvalore complessivo (obblighi eventuali inclusi) di 250 milioni, sono state integrate limitazioni sulla libertà di spostamento di SBF, che al momento è costretto ad attendere il processo nella casa dei genitori in California, e comunque non in carcere.
Questione che in molti hanno ritenuto come assurda per diversi motivi: dalla possibilità che SBF inquini le prove, fino alla possibilità – poi diventata certezza – che le interazioni con la stampa avrebbero potuto condizionare l’esito del processo.
[Il comportamento dell’imputato] è andato oltre l’esercizio di un diritto costiuzionale a comunicare con la stampa.
Questo il fulcro della lettera che il Dipartimento di Giustizia ha inviato ai giudici che presiedono la causa – ribattendo così alla difesa che aveva incluso i contatti costanti di SBF con la stampa come un regolare esercizio dei diritti che gli sono garantiti dalla Costituzione degli Stati Uniti d’America.
Per quanto il primo dibattimento dovrebbe esserci già in ottobre, si tratterebbe eventualmente di una detenzione in attesa del processo, per SBF, piuttosto lunga. Una causa del genere si estenderà per diversi mesi soltanto per arrivare al primo grado di giudizio.
Nel caso in cui dovessero essere accolte le richieste del Dipartimento di Giustizia la libertà su cauzione verrebbe revocata, costringendo SBF, tra le altre cose, a soggiornare in quello che è all’unanimità considerato come una delle peggiori prigioni del paese.
Qualcosa che – diranno i più maliziosi – non dovrebbe spaventare un Sam Bankman-Fried che ha già soggiornato nelle tristemente famose carceri di Nassau, Bahamas.
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