Worldcoin continua ad attirare le attenzioni di polizia e di authority governative in tutto il mondo. Il teatro dell’ultimo attacco, se così vogliamo chiamarlo, alle attività di Worldcoin arriva dal Kenya, dove le operazioni di scansione oculare erano state già sospese in via cautelativa.
Secondo quanto è stato riportato da diverse testate locali, ci sarebbero state ispezioni e sequestri ai danni di Worldcoin nel paese, con le autorità che avrebbero portato via anche apparecchiature e macchinari che potrebbero essere stati usati per conservare i dati raccolti sugli utenti. La notizia per ora non è stata ancora confermata da Worldcoin.
Quel che è certo per il momento è che Worldcoin continua ad essere nell’occhio del ciclone, vuoi per la sua oggettiva diffusione in alcune aree del mondo, vuoi per pratiche che non potevano che sollevare qualche sopracciglio ai piani più alti della politica.
Alcuni degli uffici riconducibili a Tools for Humanity, che è società direttamente collegata a Worldcoin sarebbero stati oggetto di ispezione da parte della polizia kenyota, con conseguente sequestro di non meglio precisate apparecchiature che secondo le autorità del paese sarebbero servite per il trattamento dati di chi si è sottoposto allo scan oculare.
Tutto questo poco dopo che il direttore dell’agenzia omologa del nostro Garante per la Privacy aveva sollevato diverse questioni riguardanti il modus operandi di Worldcoin nel paese, in relazione all’assenza di chiarezza sulla raccolta e la conservazione dei dati, all’assenza di informazioni sui pericoli derivanti in termini di sicurezza da tale attività e anche riguardo la raccolta di una mole di dati importanti concentrata in mani private.
Non è chiaro per il momento quali siano le eventuali accuse che sono state già formalizzate ai danni di Worldcoin, che è comunque finito nell’occhio del ciclone (per quanto manchino ancora azioni effettive) anche in Francia e nel Regno Unito.
Difficile a dirsi ora. C’è da sottolineare il fatto che il mercato del Kenya è oggi, per Worldcoin, uno dei più rilevanti, con le operazioni iniziali di implementazione dello standard che sono partite con una certa virulenza, per il momento, principalmente in Africa e in Asia.
Lo stop potrebbe essere indefinito e causare a Worldcoin rallentamenti importanti anche in altri paesi, che potrebbero seguire l’input delle agenzie keniote e imporre stop anche altrove.
Una battuta d’arresto importante per un progetto che continua ad essere tra i più contestati del mondo crypto, sia dall’interno che dall’esterno.
Gli obiettivi di Worldcoin rimangono molto ambiziosi, ma ancora da verificare anche alla luce di quanto sta avvenendo in certe giurisdizioni.
Il token $WLD, tuttavia, non sembrerebbe aver risentito granché di questa situazione, in realtà ampiamente prevedibile. Ora rimarrà anche da valutare se gli USA rimangano o meno l’unico paese dove WLD ha deciso di non operare.
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