Sono in molti a scommettere su un futuro crypto a trazione asiatica. E quanto sta avvenendo a Taiwan sembrerebbe muoversi in questa direzione. Secondo un posti di Chen Peiyun che ha co-fondato BitShine, si sarebbe arrivati ad un accordo tra exchange e FSC (una sorta di omologa di CONSOB a Taiwan) per un nuovo impianto di regole nel paese.
Un impianto di regole che – almeno secondo quanto è stato riportato da Chen, sembrerebbe essere di estremo favore, o comunque accettato più che di buon grado, dagli exchanghe che già operano nel paese.
Un impianto di regole che favorirà inoltre l’accesso al settore bancario da parte degli operatori crypto, questione che è, anche a Taiwan, di massima importanza e che fino ad oggi ha incontrato diversi ostacoli. E mentre a Hong Kong si sono fatte, almeno fino ad oggi, più chiacchiere che fatti, arriva quella che sembrerebbe essere una buona notizia per Bitcoin e crypto nel Lontano Oriente.
Si fa sul serio per Bitcoin e crypto a Taiwan, con la Financial Supervisory Commission che sembrerebbe aver ottenuto una sorta di accordo con gli exchange che già operano nel paese. Il tema è quello di un nuovo complesso di regole che non sarà teso soltanto a controllare le attività degli scambi, ma anche a garantire loro un riconoscimento legale pieno.
Al centro della discussione, almeno in questa fase, anche la possibilità per exchange strutturati o meno strutturati, di accedere al settore bancario senza quei grattacapi che il 70% del settore afferma di aver avuto a Taiwan.
Che prevederà un consulto con FSC – anche se non si è capito ancora con quali criteri da rispettare. Ci saranno comunque multe salate per chi opererà nel paese senza aver operato con tale registrazione.
Tale regime – che vedrà coinvolta anche la borsa locale, finirà per rendere legittimo agli occhi della legge gli exchange e tutti gli operatori del mondo crypto, questione che è stata già richiesta più volte e a gran voce dagli operatori a Taiwan. Ci sarebbe, tra le altre cose, anche l’interessamento di exchange stranieri a operare nel paese.
La narrativa che vorrebbe la prossima Bull Run avere epicentro nel Lontano Oriente si fa sempre più insistente, per quanto in realtà manchino ancora degli elementi concreti che facciano pensare che questo sia effettivamente il caso. La situazione però potrebbe rapidamente migliorare sia grazie agli sforzi di Taiwan, sia per quanto sta avvenendo in Giappone, dove si aspettano aperture più concrete rispetto ad un regime iniziale decisamente restrittivo.
Difficile per ora valutare cosa potrà accadere a Hong Kong, dove le magnifiche sorti e progressive del settore sembrerebbero aver incontrato più di qualche problema. Problemi seri? Probabilmente sì, ma nulla che non si possa risolvere.
Tutto questo mentre gli USA continuano a rimanere al palo e in balia dei capricci di un’agenzia che sembrerebbe voler schiacciare il settore.
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