I principali giornali che si occupano di criptovalute hanno rilanciato all’unisono la notizia dell’arrivo del primo ETF Bitcoin Spot anche sulle borse europee. Chi segue però davvero i mercati finanziari europei e quelli legati alle cripto, immaginiamo sarà rimasto quantomeno incuriosito da titoli tanto roboanti, anche perché di prodotti exchange traded in Europa su Bitcoin Spot ce ne sono tanti, da tempo.
E perché allora circolano tali titoli e tali notizie: il discorso è tecnicamente/legalmente non troppo lineare, ma piuttosto facile da capire da un altro angolo. Si tratta di un’operazione di marketing – neanche troppo articolata – che sfrutta l’intercambiabilità non perfetta tra Europa e UE – e tra certe regole che girano nelle piazze finanziarie.
No, questo non sarà il primo ETF Bitcoin Spot in Europa, o meglio, ci sono altri prodotti identici o quasi che funzionano allo stesso identico modo, che non si fanno chiamare ETF per una questione squisitamente legale.
Una quasi fake news su Bitcoin e i suoi ETF
I canali dai cui proviene questa notizia sono sempre gli stessi – e sono quelli che periodicamente, soprattutto in periodo noioso come quello dell’ultima settimana, vi propinano titoli click bait e storie che storie non erano.
Questa volta la notizia non-notizia è che in Europa sarà scambiato il primo ETF Bitcoin Spot. Ovvero un ETF con dentro Bitcoin al 100% e che potrà essere acquistato anche alla borsa di Amsterdam e dunque indirettamente tramite tutte le borse europee.
Chi segue, tra i nostri lettori, più da vicino i mercati finanziari si sarà però accorto che c’è qualcosa, della storia, che non quadra. Perché in Europa di prodotti exchange traded su Bitcoin ce ne sono già diversi – e perché questi sono disponibili anche presso la Borsa di Milano. Perché allora si parla di primo ETF Bitcoin Spot?.
C’entra in realtà UCITS – che regola i fondi di questo tipo a livello europeo, che dice che gli ETF non possono avere più del 20% in un solo asset e che devono rispondere a determinati obiettivi di diversificazione.
E quindi prodotti gestiti come gli ETF Gold americani o appunto gli ETF su Bitcoin, devono accontentarsi della sigla di ETP, che comporta pochissime variazioni sul funzionamento.
Il fondo dii cui tutti o quasi stanno parlando non segue le normative UCITS e sarà incorporato a Guernsey, piccola isola del canale che è un baliato dipendenza della Corona Britannica e che ha delle regole finanziarie piuttosto particolari.
Quindi? È o non è il primo ETF Bitcoin Spot?
Sì, in termini di nome. No, in termini di funzionamento. Il fatto che i prodotti venduti sul mercato europeo fino ad oggi siano ETP non cambia praticamente nulla per chi investe in questi prodotti. E l’arrivo del fondo gestito da Guernsey non cambia questo quadro.
Una manovra pubblicitaria da parte del gestore? Probabilmente sì, ma al tempo stesso scarsa attenzione da parte di un giornalismo crypto che dovrebbe forse accontentarsi di meno click e sforzarsi di informare i propri lettori in maniera più corretta.