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Oman: Sultano vuole il mining Bitcoin | Investimento da 300M

Anche il Sultano dell'Oman vuole la sua fetta di Bitcoin. E vuole minarli.
2 anni fa
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Anche l’Oman si dà al mining. O meglio, raddoppia l’impegno che era stato già preannunciato lo scorso novembre. Secondo quanto riportato dalle testate locali, è stato infatti inaugurato un nuovo centro per il mining, dal valore di oltre 300 milioni di dollari, il secondo del paese e direttamente con il coinvolgimento del Ministero dei Trasporti, delle Comunicazioni e dell’IT.

Cosa si farà nel centro? Si adibirà quanto necessario al mining Bitcoin insieme ad altre infrastrutture per i data center, seguendo quanto era stato già fatto lo scorso anno, con il centro di Salalah – una free zone economica – che rinforza così i propositi dell’Oman per diventare un player in questo settore.

Un investimento che le testate locali hanno definito come significativo e prova ulteriore dell’impegno dell’Oman nel digitale e nei tentativi di dirigere la propria economia verso comparti all’avanguardia. Il tutto con la volontà di far partecipare a questo tipo di attività cittadini omaniti, che saranno formati all’uopo.

Un altro stato sovrano punta tutto sul mining Bitcoin

Ne abbiamo sentiti e visti all’opera già tanti. Da El Salvador con l’impegno diretto della presidenza, fino al Bhutan, che ha recentemente annunciato la creazione di data center che insieme a BitDeer si occuperanno principalmente di mining. Ora è il turno dell’Oman, che ha appena annunciato l’apertura di un secondo sito, dal valore di oltre 300 milioni di dollari, che sarà utilizzato principalmente per il mining Bitcoin e, in seconda battuta, come data center.

Il progetto è nato con la collaborazione di Exahertz International e prevede l’impiego di 2.000 macchine ASIC già attive, alle quali si aggiungeranno poi altri 15.000 dispositivi entro l’ottobre 2023.

Tutto questo con la partecipazione delle autorità locali e anche del ministero di cui sopra.

Exahertz si preoccuperà inoltre di formare specialisti tra la popolazione locale che, in un orizzonte temporale per ora non ancora definito, dovranno occuparsi del data center / mining farm per conto proprio.

A fornire le macchine ASIC invece la più popolare delle aziende che le produce, Bitmain, nella versione con raffreddamento a liquido.

Un progetto ambizioso

Il progetto è certamente ambizioso e racconta di un mining di Bitcoin sempre più goloso per chi ha a disposizione energia a basso costo e cerca modalità lineari per effettuare investimenti. Si tratta di investimenti sostanziosi e che hanno orizzonti di rientro di medio e lungo periodo.

Investimenti che possono essere intesi anche come il segnale del fatto che in molti ritengono che Bitcoin sia qui per rimanere, anche in quegli ambienti che, filosoficamente, gli sono più lontani.

L’Oman è soltanto uno degli stati sovrani che si stanno interessando di mining e che sono intervenuti con investimenti diretti e sostanziali.

Bhutan, Oman, ma non solo

Sulla stessa falsariga abbiamo anche El Salvador, Bhutan, Arabia Saudita (tramite Aramco) e altre iniziative che verranno confermate nel corso del 2023. Senza poi tenere conto di quanto sta avvenendo anche a livello privato, ad esempio con Tether Energy, che si è già attivata in Uruguay e – presto – anche in altri paesi.

Tutto questo mentre, purtroppo, l’Italia si conferma il peggior paese dove svolgere questo tipo di attività.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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