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Crypto mettono nei guai Facebook | Rischio BAN in questo paese

Grossi guai per Mark Zuckerberg, che rischia il ban in Thailandia a causa delle crypto
1 anno fa
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Le truffe crypto potrebbero mettere Facebook nei guai, almeno in Thailandia. Il gruppo di Mark Zuckerberg è stato infatti richiamato dal Ministro dell’Economia Digitale di Bangkok – che ha intimato al social network di prendere seri provvedimenti contro le pubblicità di truffe a tema crypto. Pena, dicono, la possibile espulsione dal paese secondo alcune testate locali.

Non è chiaro, almeno per il momento, quali siano le possibili conseguenze nel caso in cui Facebook dovesse ignorare quanto richiesto dalle autorità locali. Rimane il fatto che il problema c’è e che per la prima volta vede coinvolta una delle massime autorità di un paese sovrano.

Di che tipo di truffe si parla? Di truffe a tema crypto – che riguardano il più delle volte token in fase di lancio che altro non sono che truffe conclamate – e che spesso sfruttano i volti di personaggi popolari, senza che questi però siano coinvolti direttamente. Anzi, con certi personaggi che sono in realtà vittime anche loro di quanto sta avvenendo.

Altrimenti ci arrabbiamo

La minaccia sembra essere piuttosto concreta. Al centro ci sono le centinaia di truffe crypto che purtroppo trovano spesso ospitalità nei network pubblicitari dei più grandi social network. Nel mirino ci sono le attività di Facebook in Thailandia, paese dove è recentemente intervenuto il Ministero dell’Economia Digitale, che ha intimato al social di prendere provvedimenti concreti al fine di interrompere questo circolo vizioso.

Qualcosa che in realtà non attiene esclusivamente a quanto avviene in Thailandia: spesso tali pubblicità – anche se attraverso altri canali – guadagnano i canali principali su internet, senza che ci siano mai state delle contromosse effettive ed efficaci da parte delle grandi piattaforme.

Secondo quanto riportato dal Ministero, si tratterebbe di un problema enorme che ha colpito già 200.000 residenti in Thailandia. E sempre secondo tale ministero, si starebbe raccogliendo materiale per imbastire una causa legale contro Facebook e per ottenere lo stop per Facebook entro fine mese, nel caso in cui non arrivino risposte soddisfacenti dal social.

Problemi simili a quelli già avuti in Australia

Il caso ricorda – con le dovute differenze – quanto già accaduto in Australia, dove Facebook è stata portata in tribunale dalla locale authority a tutela dei consumatori proprio per pubblicità truffa comparse sui suoi network.

Questione che si è presentata in passato anche in Italia e che ciclicamente – ad onor del vero – fa capolino anche su Twitter, con la situazione che è grandemente peggiorata nel corso degli ultimi mesi.

Una questione difficile da risolvere

Basta farsi un giro su piattaforme di qualunque tipo per rendersi conto di come i truffatori organizzati siano sempre più smart e spesso più ricchi di chi combatte invece per un’informazione corretta su Bitcoin e mondo crypto.

Testate regolarmente registrate che pubblicizzano scam in piena regola, così come pubblicità ingannevoli sul prossimo grande token che finiscono per drenare i wallet di tanti sprovveduti. Chissà se i tamburi di guerra che rumoreggiano in Thailandia porteranno certe società a fare più attenzione a quanto accettano come pubblicità.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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