Il ribasso che ha subito il prezzo di bitcoin (BTC) sta facendo male al mondo dei miners. In realtà non è tanto la discesa di qualche migliaio di dollari a preoccupare, ma la constante crescita dei costi di estrazione.
Questo costo è costituito fondamentalmente dall’hashrate, che continua a salire, come possiamo vedere dai dati on – chain forniti da Glassnode.
Continuano a crescere i costi di hashrate per il mining
L’hashrate di Bitcoin ha raggiunto un nuovo massimo storico (ATH) come si può vedere dalla metrica Bitcoin: Mean Hash Rate. Nell’immagine allegata abbiamo inserito il suo andamento storico (linea arancione), ponderato con una media a 7 periodi, per un miglior visione. Attualmente questo dato è pari a 225,04 Hash per 1 BTC.
L’hash riflette la potenza computazionale dedicata alla protezione della rete Bitcoin. Spesso viene ad essere utilizzato, come parametro per determinare lo stato di salute, la sicurezza e la difficoltà di mining di una rete blockchain.
Anche la Mining Difficulty vicino ai massimi
Il più delle volte l’hashrate va in coppia con quella che è la Bitcoin: Mining Difficulty. Misura il livello di difficoltà computazionale richiesto per risolvere con successo i problemi crittografici per poter minare e registrare i blocchi sulla blockchain. Il protocollo periodicamente regolata automaticamente il tempo medio necessario per estrarre 1 BTC, che deve rimanere stabile in un range di 600 secondi, in questo caso si parla di Difficulty Adjustmen.
Da quanto descritto sopra, si può intuire che l’aumento dell’hashrate implica che i miners devono sopportate costi maggiori per la produzione di 1 BTC e garantire la sicurezza della stessa.
I miners stanno subendo impatti sui loro guadagni
Nel momento che il prezzo inizia anche a scendere, si trovano difronte a difficoltà di mantenimento. Infatti da altri dati di Glassnode possiamo constatare che stanno subendo una diminuzione delle fee di transazione.
Dalla metrica sulle Total Transaction Fees, vediamo che le commissioni pagate ai miners attualmente si attestano a 26.116$, mentre la settimana scorsa erano scese al minimo di 5 mesi pari 21.256 dollari. Ciò ha iniziato ad avere un impatto negativo sui guadagni totlai, come si può vedere dal Bitcoin: Total Miner Revenue.
I dati relativi al Miner revenue per Exahash
Un quadro ancor più dettagliato della situazione, lo possiamo avere tramite un’altra metrica elaborata dal Glassnode, che è il Miner revenue per Exahash.
Questo dato stima i redditi giornalieri dei miners, rispetto al contributo stimato al network hahs-power ed è calcolato come il rapporto tra il reddito totale dei minatori denominati in USD o BTC e diviso per l’hash-rate corrente (in EH/s). Qui si vede come il Miner revenue per Exahash (linea blu espress in dollari)sia in constante contrazione.
Oggi i miners, specialmente i più piccoli, fanno costantemente ricorso alla vendita dei BTC estratti, per finanziare i costi sempre crescenti dell’hardware. Il crollo del prezzo di bitcoin potrebbe portare ad impatti negativi soprattutto per i miners più piccoli.
Però i miners più grossi accumulano bitcoin
Altro discorso è per i miners più grossi che riescono al momento da affrontare la situazione senza problematiche. Tramite un’altra metrica elaborata dall’ufficio studi di Glassnode, il Miner Outflow Multiple e pubblicata sul loro Twitter, possiamo vedere che il saldo dei BTC estratti dai miners in questo periodo sta aumentando.
Il Miner Outflow Multiple indica la quantità di bitcoin in uscita dagli indirizzi dei miners. Attualmente è più bassa rispetto alla sua media storica. Ciò mostra che i miners più grossi a fronte di una diminuzione del prezzo non vendono.