Non piacevano a nessuno, ma ora se ne sente forse la mancanza. I capitali dei cosiddetti VC i venture capitalist, quelli che immettevano nel mondo crypto capitale ad elevato rischio per lanciare progetti in cambio di token, continuano a prosciugarsi, almeno secondo i dati che sono stati diffusi da The Block. Una situazione che – per chi sa leggerla – racconta una parte fondamentale di ciò che sta accadendo nel mercato crypto.
Oltre alla inevitabile e cristallina crisi dei volumi, a pesare è forse anche il fallimento di un modello che, anche a causa degli interventi a gamba tesa del regolatore USA, è sempre più ricco di rischi, per un metodo di finanziamento dei nuovi progetti che dovrà, per forza di cose, cercare di reinventarsi.
Cosa vuol dire però questo calo degli investimenti dei VC per il quarto mese consecutivo? E come impatterà sul mercato crypto? E c’è davvero da preoccuparsi, all’interno di una giornata che comunque sta facendo registrare un timido rialzo per il comparto?
Non siamo al punto più basso dell’anno. Luglio si è infatti chiuso con circa 818 milioni di dollari di investimenti da parte dei VC nel settore crypto, il grosso dei quali sono finiti in infrastruttura/layer 1, e con il resto che in maniera preponderante è finito in gaming e NFT. Siamo comunque al quarto mese di fila di ribassi, con il dato che è più basso addirittura di quello di marzo 2023, segnale di un trend che ora sembra davvero difficile da invertire.
Ma cosa sta succedendo? In realtà si tratta di una serie di concause che stanno tutte contribuendo alla fuga di una certa categoria di investitori dal mondo crypto.
Quando le banche centrali stringono su tassi e capitale circolante quasi gratuitamente, i VC soffrono. E questo si può vedere non solo nel settore crypto, ma anche in quello tech. Questa è la prima causa, ma non l’unica.
Il caso Ripple lo ha illustrato egregiamente – almeno negli USA. Quando c’è cessione di token, presente o futura, anche per i giudici pronti a riconoscere almeno in parte le ragioni del mondo crypto, si tratta di security e dunque di titoli che andrebbero registrati, e che espongono a problemi in futuro.
I costanti attacchi di SEC e CFTC anche ai big player del settore non deve avere, in una situazione già di per sé quasi compromessa per il comparto, avuto un ruolo positivo.
Certo che sì, così come è sopravvissuto alla stretta, durante il precedente ciclo, alle ICO. Semplicemente, nel caso in cui la via dei VC negli USA non sia più percorribile, ci si sposterà altrove. A16Z ad esempio lo ha già fatto, aprendo uffici a Londra.
Negli altri casi si cercheranno modalità alternative e i capitali – quando ci saranno progetti interessanti, continueranno a confluire senza grossi problemi. Il dato però rimane certamente interessante per chi vuole capire cosa sta succedendo al mondo crypto.
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