Bitcoin e Tether involontario canale per aggirare le limitazioni imposte ai cittadini russi, tanto da Mosca quanto dal blocco occidentale. La guerra in Ucraina ha imposto a milioni di russi condizioni molto singolari tanto in patria quanto all’estero con enormi difficoltà per lo spostamento di capitali grandi e piccoli.
E per quanto le cose siano state prese molto sul serio dal grosso degli exchange e degli operatori del settore crypto, così come da banche e operatori del settore monetario di vecchia generazione, un sistema fatto da centinaia di privati e che parte da Mosca e arriva fino a Istanbul ha permesso lo spostamento, l’occultamento e il contrabbando di quanto altrimenti sarebbe stato vietato, tanto in patria quanto fuori.
Una storia esclusiva di Criptovaluta.it che abbiamo pubblicato all’interno dell’ultimo numero del nostro Magazine e che è l’ultimo degli sforzi del nostro settimanale per un’informazione sul mondo crypto e Bitcoin che sia attenta e che racconti davvero cosa accade nel mondo.
È quello che ci hanno raccontato i nostri informatori a Istanbul e quello che abbiamo potuto vedere con i nostri occhi grazie a prove documentali che ci hanno fornito in accompagnamento alla spiegazione della vicenda.
Il Wall Street Journal che ha accusato Binance di aver favorito l’aggiramento di certe sanzioni in realtà non ha fatto che scalfire soltanto la punta di un iceberg che in realtà è un labirinto, un labirinto che fa perdere le tracce del denaro per poi farlo magicamente ricomparire dove serve e quando serve. Anche utilizzando la forza di network come quello di Bitcoin e anche Tether, favorito perché il token più affidabile nel rappresentare 1:1 il valore del dollaro.
Una storia che sembra uscita da un libro sulle spie e che sembra inconcepibile per noi europei – che viviamo in un sistema finanziario ormai altamente controllato e dal quale sembra difficile liberarsi con poche migliaia di euro a disposizione.
Nella città che unisce due continenti, Istanbul, è possibile questo e altro – in un luogo che è centro finanziario non solo ufficiale, ma anche degli spostamenti che non senza una certa spocchia definiremmo dalle nostre parti come illegali.
Il tutto mentre dall’altra parte del Mar Nero continuava ad imperversare una guerra sanguinosa accompagnata da restrizioni sulla libertà di spostamento di capitali dei russi, imposte da Mosca, altrettanto importanti. E con le difficoltà di acquisire dollari e di spostarli a piacimento, in molti hanno fatto ricorso agli stessi canali utilizzati dai commerci non ufficiali.
Siamo stati un Turchia per verificare che quanto si scrive – spesso senza alcuna cognizione di causa – sulle riviste specializzate del mondo crypto e Bitcoin fosse vero. Non era vero, ma siamo tornati a casa con una storia esclusiva e che pubblichiamo non senza un pizzico di orgoglio.
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