Il classico appuntamento di Jackson Hole, che vedrà Jerome Powell parlare in pubblico anche di economia monetaria non dovrebbe cogliere di sorpresa i mercati, che hanno in parte già scontato un atteggiamento possibilmente hawkish da parte del capo della più potente banca centrale del mondo.
Con l’economia che comincia a scricchiolare anche in termini di mercato del lavoro – e con le preoccupazioni per un eventuale lag delle politiche monetarie degli ultimi mesi che montano, sarà difficile per Jerome Powell sbilanciarsi e cambiare rotta rispetto ai discorsi tenuti in occasione delle ultime riunioni del FOMC.
Ci si aspetta il solito guarderemo ai dati, accompagnato dall’altrettanto solito spauracchio di altri rialzi dei tassi se necessario. Qualcosa di già visto, già sentito e che sarà accompagnato dall’altrettanto ripetuto non ci saranno tagli ai tassi per adesso.
I mercati continuano però ad essere agitati. Bitcoin ha bruciato quasi tutto il recupero innescato ieri e si appresta a chiudere la giornata di trading in orbita 26.000$, orbita che ha riconquistato non senza qualche fatica ma che soltanto 10 giorni fa avremmo ritenuto estremamente bassa.
A pesare in generale le crescenti incertezze che arrivano principalmente da Pechino, per una situazione del mercato immobiliare cinese pronta ad esplodere e a portarsi dietro anche altri brandelli di economia.
Tutto questo mentre i dati che arrivano sempre dalla Cina su manifattura e industria sono poco incoraggianti e sembrano anticipare un ulteriore rallentamento delle economie su scala globale – e che le statistiche del PIL non sono state ancora in grado di fotografare.
In un contesto del genere aspettarsi un Powell che parli disallineandosi da quanto detto poche settimane fa è semplicemente assurdo. Verrà agitata la spada di Damocle che pende sull’economia di ulteriori rialzi dei tassi, e tutto sarà rimandato, anche a parole, ai prossimi dati, per i quali per manca ancora molto.
Una situazione di incertezza che è corroborata anche dal rimbalzo dell’inflazione negli USA durante lo scorso mese, e da un’inflazione in aerea Euro che siamo ancora lontani da battere.
C’è nervosismo, combinato a volumi comunque esigui e liquidità pressoché assente sul mercato. Per molti la tempesta perfetta all’interno della quale potrebbe iniziare a covare aria di rivolta.
Che sia rivolta guidata dagli orsi o dai tori non è qualcosa però che sarà stabilito con certezza adesso, per quanto il sentiment positivo torni a fare timidamente capolino anche sui social.
Il grosso dei trader e degli specialisti è già proiettato comunque a settembre, quando dati sull’inflazione e FOMC diranno ai mercati di che morte morire e se il peggio è effettivamente alle spalle.
Un peggio che ha visto i tassi al rialzo in modo per molti eccessivamente ripido. Una ripidità che potrebbe tornare a produrre difficoltà per il settore bancario USA, recentemente downgradato dalle principali agenzie di rating.
Chi si era lamentato della noia di luglio, si è visto servire un dessert a base di ansia e preoccupazione. Occhio ai desideri, perché talvolta si avverano.
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