Come prevedibile, la proposta di Genesis – che aveva visto l’accordo anche di una parte dei creditori – non ha soddisfatto Gemini, exchange che si rivolgeva ai servizi della prima società per il suo programma Earn e che vanta crediti importanti per conto dei suoi clienti. Secondo quanto è stato riportato da Reuters infatti, il gruppo dei gemelli Winklevoss starebbe cercando di radunare altri creditori al fine di contestare – collegialmente – il tentativo di accordo.
Il piano sarebbe quello di ottenere maggiore copertura e liquidità da parte della società che è proprietaria di Genesis – e cioè Digital Currency Group, società che comunque si è già dimostrata essere in un discreto stato di difficoltà.
Secondo quanto è stato riportato da Reuters, si tratterebbe di un tentativo – elaboriamo noi – di attaccare Digital Currency Group alla giugulare, al fine di ottenere ristori superiori e in tempi più brevi. Torna dunque a complicarsi una delle telenovelas più importanti del mondo crypto – e alla quale però si continua a destinare, almeno a nostro avviso, un’attenzione ridotta rispetto al necessario.
A guidare la rivolta c’è l’exchange di criptovalute che ha più da recriminare per il fallimento controllato di Genesis, società che è di proprietà di Digital Currency Group. Sarebbe stata infatti Gemini a guidare la rivolta di almeno una parte dei creditori, non soddisfatti dal piano che è stato concordato con il tribunale e che avrebbe, almeno secondo quanto riportato da diverse testate USA, incontrato il favore di almeno una parte dei creditori.
In mezzo una storia che vale miliardi – con decine di migliaia di clienti di Gemini che devono ancora ottenere ristoro per quanto affidato al programma Earn e con la credibilità dell’exchange dei fratelli Winklevoss ormai seriamente compromessa.
Il tutto all’interno di una situazione molto complessa: Genesis era entrata a inizio anno in Chapter 11, procedura fallimentare controllata dalla quale, secondo le stime della stessa società, sarebbe dovuta uscire in maggio. Cosa che non si è verificata, complice anche un prestito che DCG avrebbe dovuto restituire alla controllata e che in realtà non è stato mai restituito.
La questione sarebbe di lana caprina se non fosse che ad essere coinvolta è Digital Currency Group, che a sua volta controlla Grayscale, titolare del principale fondo privato su Bitcoin, che detiene oltre 630.000 $BTC e che al centro di un complicato tentativo di conversione in ETF.
Tentativo di conversione in ETF che è stato oggetto di una recente pronuncia delle corti, che hanno dato per l’appunto ragione a DCG e Genesis contro SEC.
La conversione del fondo in ETF potrebbe contribuire al ripianamento anche delle problematiche patrimoniali del gruppo, dato che avrebbe come effetto principale quello di riallineare il valore delle quote al NAV, con una distanza che ad oggi è di circa il 25%.
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