Bitcoin e crypto diventano normali in un altro paese. Questa volta a muoversi sul piano della legalizzazione, del pieno riconoscimento e anche della tassazione chiara è l’Uzbekistan, paese dove in realtà c’erano già stati movimenti che si potrebbero considerare come *interessanti** almeno per lo standard del mondo crypto e Bitcoin.
Il presidente dell’Uzbekistan ha ratificato un complesso di leggi che darà il via ad un regime di licenze che riguarderanno exchange di criptovalute, ma anche altri tipi di attività, come il mining, i servizi di custodia e anche le mining pool. Un passaggio che in molti riterranno come fondamentale e positivo, per un’ulteriore normalizzazione di un comparto ormai a tutti gli effetti parte della grande famiglia della finanza, per quanto sui generis.
Si tratta di una sorta di rivoluzione in termini fiscali, con un quadro che si è fatto chiaro anche per le tasse che dovranno essere pagate da chi gestisce questo tipo di attività.
Una rivoluzione prevedibile in Uzbekistan
L’Uzbekistan è un paese se vogliamo potenzialmente centrale per il mondo crypto e Bitcoin. Ha grosse disponibilità energetiche e ha anche un ruolo preminente tra le economie del centro Asia. Ed è arrivata la ratifica presidenziale, ora, per un complesso di leggi che normano in dettaglio tutta l’industria delle crypto, a partire dagli exchange e per finire su mining, che nel paese potrebbe trovare diversi interessi.
Al centro di questa riforma un complesso di norme relative alle licenze che gli operatori dovranno ottenere al fine di essere autorizzati ad operare nel paese. Ce ne saranno di diverse e riguarderanno pressoché ogni aspetto dell’industria che ruota intorno a Bitcoin e criptovalute.
Il tutto, dicono da Tashkent, all’interno di un framework legale che è stato pensato principalmente a tutela dei possibili utenti, senza però alcun intento punitivo nei confronti dell’industria.
- Novità anche fiscali
L’ottenimento della licenza comporterà anche l’ingresso in un regime di tassazione che è identico a quello applicato ai business classici e dunque alle attività non crypto. Dopo la minaccia, degli scorsi mesi, di tassare in maniera punitiva questo tipo di attività, la cosa potrebbe essere considerata come una sorta di vittoria per chi deciderà di avviare nel paese questo genere di business.
Conseguenze per ora difficili da quantificare
In Asia Centrale c’è in realtà molto che si sta muovendo per trasformare diversi dei paesi che compongono quell’area più accoglienti verso i business crypto. Non è chiaro che tipo di ripercussioni queste normative potranno avere per il mondo crypto e quante aziende, magari anche internazionali, decideranno di avviare attività nel paese.
Paese dove sembra però, secondo i più recenti dati, che le criptovalute siano piuttosto popolari, anche in virtù della presenza di un settore già strutturato e anche dell’apertura, da parte delle banche, a questo settore già da qualche tempo.
Soltanto durante lo scorso agosto due banche del Paese avevano emesso due crypto card, ovvero carte che permettevano di spendere – come fanno in genere quelle degli exchange – crypto direttamente presso ATM e attività. Attività di Ranvaq Bank e Kapital Bank che sembrerebbero aver riscosso già un discreto successo.