Qualche passo avanti nel G20 in relazione alla possibilità che gli asset crypto siano oggetto di una normativa di base comune tra i paesi che partecipano a questa riunione. È stata infatti approvata l’implementazione del CARF – il Crypto Asset Reporting Framework, nato da OECD e che servirà per scambiarsi informazioni sulle detenzioni crypto da giurisdizione a giurisdizione.
E sono stati fatti dei passi in avanti per attribuire a FSB, la Financial Stability Board, poteri riguardanti il mondo dell’emissione degli stablecoin e la supervisione sugli asset crypto. Non è chiaro però per il momento di che tipo di poteri si tratterà in effettivo.
La dichiarazione congiunta da parte dei membri del G20 però è solo il primo passo di un cammino eventualmente lungo, certamente pluri-ennale, sul quale abbiamo già espresso i nostri dubbi e che dovrà poi in fase esecutiva cercare di coordinare delle sensibilità piuttosto diverse da paese a paese.
In realtà, fatta eccezione per quanto raccontano i più entusiasti, è stato fatto relativamente poco, se non in ambito fiscale e di controllo tra le diverse giurisdizioni.
Invitiamo all’implementazione rapida del CARF – il Crypto-Asset Reporting Framework – e gli emendamenti relativi al CRS. Chiediamo al Global Forum on Transparency and Information for tax Purposes di realizzare una timeline per avviare gli scambi tra le giurisdizioni rilevanti.
Un primo passo dunque che vorrebbe introdurre gli standard fissati da OECD riguardo lo scambio di informazioni tra i paesi che riguardano il settore Bitcoin e crypto. Scambi di informazioni che, vale la pena di ricordarlo – riguarda principalmente informazioni da raccogliere a scopo fiscale. Uno standard nato, anche questo potrebbe essere utile da ricordare, dalle richieste stesse del G20 che erano state avanzate nell’ottobre 2022. Questo per rendere chiaro ai nostri lettori quali sono le tempistiche per questo tipo di attività e di iniziative.
Una trattazione completa si trova sul sito di OECD, per quanto in inglese. Qui riassumeremo le sue caratteristiche più importanti.
Si tratta di poco di più che di un framework che dovrà essere utilizzato dai paesi del G20 per lo scambio di informazioni rilevanti sul piano fiscale – e quindi scambi e detenzioni di criptovalute da parte dei residenti.
È uno standard nato – dicono d OECD – per migliorare la trasparenza a fini fiscali di un settore che vale oggi già svariati miliardi e che – aggiungiamo noi – per certe giurisdizioni potrebbe significare un bottino interessante per l’erario.
Questi sembrerebbero essere gli intendimenti. FSB, il Financial Stability Board – si farà carico di una sorta di controllo del settore, sebbene non sia chiaro ancora con quali attribuzioni.
Ad interessare principalmente sembrerebbe essere il mondo degli stablecoin e della loro emissione. Non è chiaro però anche su questo ambito come si potrà raggiungere un consenso tra paesi che sembrano avere delle sensibilità e degli interessi diversi.
Mondo degli stablecoin in pericolo? Chi vivrà vedrà. C’è da dire anche – e qui chiudiamo – che in realtà il principale degli stablecoin ha sede al di fuori dei paesi del G20 – e che non sembrerebbe avere alcuna intenzione di modificare la sua organizzazione.
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