L’Euro Digitale è il principale cavallo di battaglia di Fabio Panetta, che presto tornerà alla base, alla guida di Bankitalia, dopo una lunga esperienza a Francoforte in qualità di primo alfiere delle CBDC Made in Europe.
La discussione non riguarderebbe granché il mondo criptovalute e stablecoin, se non fosse che Panetta stesso, durante le sue ultime uscite, ha puntato proprio in direzione di Tether, PYUSD & co. Indicandoli come possibili ostacoli per le magnifiche sorti e progressive di un Euro Digitale di cui sappiamo ancora poco.
Ne sappiamo poco in termini di privacy, di sicurezza, di possibile inserimento nei gangli dell’economia europea e anche di contrapposizione con le stablecoin più diffuse. Per questo abbiamo deciso di chiedere aiuto a tre esperti nei rispettivi ambiti, che ci hanno accordato risposte per capire non solo dove andiamo, ma anche forse chi siamo: nell’esclusiva settimanale di Criptovaluta.it abbiamo infatti l’onore di ospitare Paolo Ardoino di Tether e Bitfinex, Davide Carboni di Uniscrow e co-fondatore di Radix SRL nonché Professore a contratto presso LUISS e Luca Carabetta, ex-parlamentare e anima del gruppo dedicato al mondo crypto.
Fabio Panetta ha dedicato una delle sue ultime apparizioni pubbliche prima che rientrerà, in qualità di governatore, alla base di Via Nazionale, all’Euro Digitale, suo vecchio pallino mai come oggi in discussione anche ai piani più alti della politica di Bruxelles.
L’ultima uscita pubblica di Fabio Panetta sul tema si è occupata di diversi temi, alcuni dei quali ortogonali al mondo delle criptovalute che seguiamo su queste pagine tutti i giorni.
Con qualche nota piccata nei confronti dei cosiddetti stablecoin, criptovalute che non senza un pizzico di ragione il Panetta definisce come valute emesse da privati che mettono in serio pericolo l’eventuale predominanza di un Euro Digitale targato BCE.
Il tema – direbbe qualcuno – è complesso. Perché neanche Panetta ha potuto esimersi da affrontare altre questioni relative all’Euro Digitale che riguardano la privacy di chi lo utilizzerà (o sarà eventualmente costretto a utilizzarlo) e anche la modalità con la quale sarà reso operativo nell’Unione.
A Fabio Panetta non piacciono le stablecoin , che ritiene avere un vantaggio ingiusto anche nei confronti dell’Euro Digitale.
Questo in quanto possono offrire un servizio gratuito perché incamerano, dice sempre Panetta, importanti guadagni dalle riserve che custodiscono.
E al tempo stesso Panetta non ha mai fatto mistero di ritenerle un possibile ostacolo alle CBDC e in particolare all’Euro Digitale. Ne abbiamo parlato con Paolo Ardoino, anche in relazione al percepito pericolo per Tether e i suoi token che arriverà eventualmente dal mondo CBDC.
Criptovaluta.it: Pensi che l’introduzione di CBDC nelle principali economie del mondo, USA, UE, Cina, sarà di ostacolo all’espansione di Tether e al mantenimento del suo cap?
Paolo Ardoino: Ma io non credo [mima la voce dell’ex Sen. Razzi, NDR]. Scherzi a parte. Dubito che Europa e USA introducano una CBDC completa. Il motivo è il rischio che questa CBDC vada completamente a distruggere il mondo bancario retail, perché andrebbe a ridurre le commissioni da transazione su cui le banche si basano. USDT e soprattutto XAUT servono i mercati emergenti e possono essere usate semplicemente con un wallet sul telefono. È una user experience imbattibile. Per non parlare della paura che le CBDC vengano usate come strumento di controllo di massa.
Criptovaluta.it: Fabio Panetta di BCE – e futuro governatore di Bankitalia – ritiene che le stablecoin potrebbero essere di ostacolo alla diffusione dell’Euro Digitale. Ritiene anche che abbiano un vantaggio competitivo rispetto alle CBDC, in quanto i gestori (come Tether) possono reinvestire le riserve. Credi che le sue preoccupazioni siano fondate?
Paolo Ardoino: Il vantaggio competitivo della BCE è che può stampare soldi basati su fattori non troppo chiari ai cittadini Europei. Abbiamo visto come durante la pandemia la base monetaria dell’Euro sia cresciuta a dismisura. Tether invece ha 100% (e più)di riserve. Il vantaggio che ha Tether USDt e’ la comprensione delle problematiche delle persone che vivono nei mercati emergenti e paesi in via di sviluppo. Problemi veri, molto spesso lontani dalle politiche delle banche centrali.
Criptovaluta.it: Tether ha sempre affermato di voler rimanere lontana dagli USA e di essere concentrata sui mercati emergenti. Un’eventuale diffusione del Dollaro (o dell’Euro) digitale potrebbe restringere tali mercati per le stablecoin libere come USDT?
Paolo Ardoino: Tether USDt viene utilizzato gia’ in vasta scala e in gran maggioranza fuori da Europa e US.
Di preoccupazioni, pertanto, non ce ne sarebbero granché lato Tether. E viene respinta al mittente anche l’accusa di avere vantaggi ingiusti rispetto alle CBDC.
L’altra questione angosciante, almeno per chi vive il mondo crypto, riguarda l’eventuale privacy che sarà garantita tramite l’utilizzo dell’Euro Digitale. In realtà non ne sappiamo ancora molto, se non quanto è possibile ricavare da scampoli di interviste, di comunicati stampa e di pubblicazioni di BCE e, principalmente, di Fabio Panetta.
Abbiamo provato ad analizzare il problema con Davide Carboni, che ha fondato Uniscrow, che è professore a contratto presso LUISS e che si occupa anche di sicurezza in ambiente DeFi.
Criptovaluta.it: Fabio Panetta si è espresso, anche martedì, sulla privacy dell’Euro Digitale, ritenendola un problema di massima importanza. Ma di che tipo di privacy si tratta? Quali sono le aspettative ragionevoli da parte della cittadinanza che utilizzerà – ammesso che veda mai la luce – la CBDC della Banca Centrale Europea?
Davide Carboni: In un report del 2020 [ref.] veniva evidenziato dagli scriventi che il denaro contante possiede alcune caratteristiche che lo rendono unico e interessante per i cittadini, in primis non richiede dispositivi online o strumenti complicati per essere speso o incassato e in secondo luogo garantisce la privacy della transazione economica. In questo senso era stato identificato questo come requisito anche chiamato “Cash-like features”. In una consultazione pubblica è stata indicata la “privacy” come la maggior preoccupazione degli utenti rispetto all’euro digitale, ma nella stessa analisi reperibile sul sito della ECB è chiaro che una moneta elettronica anonima non è considerata concepibile.
A giudicare dagli ultimi progressi sull’analisi dei requisiti del digital euro sembra che saranno implementate le specifiche dette “baseline” già note per il denaro elettronico, quindi identificazione, know-your-customer e tutte le procedure antiriciclaggio e antiterrorismo che ben conosciamo. Al limite come nice-to-have viene discusso se è come “mitigare” l’entità dell’acquisizione di tali dati personali, ad esempio se in fase di onboarding è accertato che l’utente ha un basso profilo di rischio allora “meno” controlli potranno essere fatti e meno dati privati richiesti.
Criptovaluta.it: I wallet saranno con ogni probabilità nominali, perché è difficile se non impensabile ritenere che BCE possa garantire una sorta di cash digitale la cui proprietà non può essere tracciata in qualunque momento. Con i wallet associati ad una persona fisica o giuridica specifica, gli strumenti utilizzati dal mondo crypto (hai citato su Linkedin le zero knowledge proofs) hanno comunque senso?
Davide Carboni: Gli strumenti nel senso di protocolli crittografici potrebbero avere un senso. Ricordiamoci sempre che in crittografia abbiamo Alice e Bob che sono le parti in comunicazione e Charlie è l’avversario che ha visibilità del canale di comunicazione. Ma qui il modello è più sbilanciato: Charlie “possiede” tecnicamente il canale e probabilmente anche gli strumenti usati da Alice e Bob per comunicare.
La soluzione tecnica per quanto difficile secondo me si può trovare, ma quello che manca è la volontà anche perché per il legislatore proteggere la privacy dei cittadini significa proteggerla dagli occhi di altri cittadini e aziende, ma raramente considera se stesso, o meglio l’entità statale che egli rappresenta, come un soggetto di cui limitare l’accesso ai dati dei cittadini.
Criptovaluta.it: L’UE che ha esercitato già pressioni importanti sugli exchange affinché fossero rimosse le cosiddette privacy coin. In un contesto del genere, quanto credi che sia credibile un eventuale sforzo, anche tecnologico, per garantire un certo livello di privacy con l’Euro Digitale?
Davide Carboni: La mia è come ovvio solo un’opinione ma credo che l’euro digitale non potrà e non vorrà garantire maggior privacy di quanta ne concede un qualunque servizio che deve rispondere alle normative anti-riciclaggio e anti-terrorismo. Oggi siamo praticamente costretti a divulgare una grande quantità di informazioni personali ad ogni operatore finanziario con cui ci rapportiamo. Questo non fa altro che aumentare in modo lineare la superficie d’attacco e la probabilità di data breach.
Criptovaluta.it: Le principali stablecoin, per quanto dotate di un livello di privacy in larga parte apparente, sono da tempo bersaglio di Fabio Panetta, per quanto per motivi che sembrerebbero prescindere dalla privacy in quanto tale. Credi che un eventuale Euro Digitale possa essere strumento per cercare, in seconda battuta, di limitare l’utilizzo di stablecoin anche se regolarmente registrati ex-MiCA?
Davide Carboni: Penso che sicuramente le stablecoin abbiano dimostrato una cosa: la domanda di pagamenti elettronici peer-to-peer è enorme, una vera killer application della tecnologia blockchain. Le criptovalute native come BTC ed ETH servono a tenere su il sistema e pagare i miner, ma le stablecoin servono alle transazioni economiche più spicciole e commerciali. Questo mette in crisi il modello di denaro elettronico vigilato su cui si sono basate le banche centrali finora, e rischia anche di creare concentrazioni di potere in alcuni soggetti privati che sono divenuti leader di questo mercato della criptomoneta privata stabile.
Criptovaluta.it: Ritieni che ci siano strumenti che possano essere un compromesso tra KYC e AML dei quali la BCE non può e non vuole fare a meno e la privacy richiesta dagli utenti? Se sì, quali? E come dovrebbero essere implementati? [Sì, è fanta-tecnologia per ora, dato che non è chiaro se utilizzeranno un sistema on chain e che tipo di sistema, nel caso.]
Davide Carboni: Gli strumenti ci sono ma poi dipende dalla volontà politica usarli. Self-sovereign identity, Verifiable Credentials, Privacy Pools, Zero-knowledge proofs e in futuro crittografia omomorfica potranno fare in modo che un certo volume di dati personali non sia più richiesto da ogni intermediario ma che delle attestazioni siano prodotte a chi ha titolo per chiederle senza però entrare in possesso dei dati stessi.
In fondo il modello dello SPID seppur primitivo rispetto alle tecniche citate sopra è interessante perché garantisce l’avvenuta identificazione di un individuo senza doverla ripetere per ogni nuovo intermediario e soprattutto i cittadini lo usano quindi ha guadagnato una certa adozione e fiducia. Servirebbe definire delle richieste e delle proof standard sui dati che non rivelino i dati stessi agli operatori terzi con cui operano i cittadini. Un esempio banale, se vuoi sapere che sono maggiorenne non necessariamente devo inviarti la mia data di nascita.
Di aspetti istituzionali che riguardano l’Euro Digitale ce ne sono diversi – e ne abbiamo discusso con Luca Carabetta, ex-parlamentare della Repubblica Italiana, anima del integruppo parlamentare che ha provato durante la scorsa legislatura a occuparsene in modo razionale e, ancora oggi, appassionato del settore.
Criptovaluta.it: Fabio Panetta ha confermato che uno dei principali focus dell’Euro Digitale sarà sulla privacy. Credi che sia una preoccupazione autentica di BCE oppure una risposta alle polemiche che accompagnano, sin dall’inizio del progetto, la CBDC di Francoforte?
Luca Carabetta: Per assimilare l’euro digitale al contante è essenziale parlare di privacy ed è questo il motivo dell’enfasi in questa direzione. Panetta garantisce infatti che non solo la BCE non avrà accesso né ai dati personali degli utenti né alle loro scelte di pagamento ma anche che si potranno effettuare dei pagamenti offline.
Rimane il fatto che è comunque da escludersi la possibilità di transazioni anonime poichè non previste dalla disciplina dei pagamenti digitali, come ci ricorda il report sullo stato dell’arte della BCE che sottolinea l’importanza della tracciabilità per casi di riciclaggio, finanziamento del terrorismo e altri usi impropri dello strumento. (Qui maggiori approfondimenti)
In ogni caso dovremo attendere i dettagli due aspetti essenziali:
Criptovaluta.it: Fabio Panetta nelle sue ultime uscite pubbliche ha anche contestato il duopolio mondiale per i pagamenti digitali. Si è detto preoccupato anche dal fatto che si tratta di società non europee. L’Euro Digitale servirà, a sua detta, a superare questo problema. Captatio Benevolentiae a favore dell’Euro Digitale oppure sincera preoccupazione per il controllo delle transazioni digitali?
Luca Carabetta: Che l’Euro Digitale o altre CBDC possano contrastare gli operatori di mercato sembra essere un’ipotesi estremamente remota, specie considerando i limiti sui conti e nei pagamenti che verosimilmente saranno applicati all’Euro Digitale stesso. Probabilmente i più colpiti dalla concorrenza pubblica saranno i nuovi operatori, le startup, sui quali potrebbero gravare ulteriori e più stringenti oneri di compliance. In questo senso potrebbe non essere propriamente un “favore” alle società Europee.
Vedo comunque il mercato dei pagamenti digitali come un ecosistema plurale ed eterogeneo, in cui le CBDC potrebbero detenere una fetta. Molto difficile dire che questa sarà maggioritaria.
Potrebbe inoltre manifestarsi una situazione quasi paradossale. L’introduzione delle CBDC sarà certamente accompagnata da una consistente campagna mediatica a favore dei pagamenti digitali che potrebbe aumentare ulteriormente la diffusione di questi mezzi, sia pubblici che privati.
Criptovaluta.it: Uno dei bersagli recenti delle accuse di Fabio Panetta sono le stablecoin. L’arrivo recente di PayPal nel comparto è, per Panetta, segnale del rischio che le Big Tech diventino monopoliste o quasi del denaro digitale. Sono preoccupazioni fondate? Si rischia un altro caso Libra in Europa per PayPal? (che comunque non ha mai parlato di sbarco sul mercato europeo)
Luca Carabetta: Per le stablecoin – come per le crypto non stabili – è assurdo ipotizzare scenari di restrizione totale o, per usare l’esempio cinese, di repressione. Lo è sia per un tema tecnologico che per un tema regolatorio. Sono strumenti con cui i Paesi, le banche centrali e gli operatori di mercato e i cittadini dovranno convivere. Ritengo che il ruolo del regolatore su questo piano non debba andare oltre quello di vigilanza e di protezione di utilizzatori e investitori.
Ogni tentativo iperprotezionistico delle valute FIAT e della relativa egemonia monetaria potrebbe essere associato al gesto di fermare il mare con le mani e penso avrà vita breve. Basti vedere quanto l’atteggiamento della SEC contro gli ETF Bitcoin le si sia ritorto contro nell’arco di qualche mese.
Penso quindi che una competizione accesa pubblico-privato su questo fronte non porterà da nessuna parte: il mercato continuerà a essere frammentato e gli utilizzatori continueranno a scegliere liberamente il mezzo di pagamento preferito a seconda della situazione.
Criptovaluta.it: Sempre Fabio Panetta ha imposto i riflettori sul business model dei gestori di stablecoin. Re-investono le riserve e questo, in una fase di interessi molto elevati, è una miniera d’oro che può permettergli di offrire servizi “gratuiti”. A tuo avviso è davvero un problema per i cittadini europei avere servizi a basso costo in un regime di competizione tra privati? Come può risolvere eventualmente la questione l’arrivo dell’Euro Digitale?
Luca Carabetta: Penso che il ruolo del regolatore sia quello di vigilare su comportamenti monopolistici, pratiche sleali, truffe e frodi e in generale sul rispetto delle condizioni del libero mercato. Ove ci siano condizioni di questo tipo – e abbiamo visto casi del genere negli ultimi mesi – è giusto che regolatori (e magistratura e forze dell’ordine nei casi più estremi) intervengano a tutela del mercato e degli utilizzatori.
I casi citati da Panetta rispettano appieno le condizioni di libero mercato e non differiscono di molto dall’operatività ordinaria di altri soggetti nel mondo finanziario tradizionale.
Criptovaluta.it: Si parla da tempo di Euro Digitale, per quanto il percorso politico dello stesso appaia già piuttosto accidentato. Se ne è discusso anche durante la legislatura di cui hai fatto parte? Qual è il sentiment prevalente nella politica italiana?
Luca Carabetta: Onestamente mi sembra un tema un po’ lasciato alla deriva del dibattito politico, per due principali ordini di motivi. Anzitutto è raro trovare competenze specifiche di questo tipo tra gli eletti in Parlamento. Probabilmente parliamo di un ottimistico 1% di parlamentari in grado di sostenere un dibattito su questo tema. In secondo luogo non sembra essere una priorità per il Governo che quindi – ipotizzo – si limiterà a ratificare acriticamente il provvedimento calato dall’alto al momento più opportuno, come già accaduto per il “Pilot Regime” qualche mese fa. Ricordo poi una certa allergia dell’attuale Governo nei confronti dei pagamenti digitali, sfociata comunque in un nulla di fatto.
Nella scorsa legislatura il lavoro di approfondimento di queste tematiche era affidato a due intergruppi parlamentari molto attivi, quello sull’Innovazione e quello più verticale sul mondo crypto e blockchain avviato dall’amico e collega Davide Zanichelli. Il contesto dell’intergruppo era ottimale per questo compito: uno spazio di discussione libera e aperta tra parlamentari di ogni partito, in grado di partorire proposte trasversali per la politica. Purtroppo ad oggi non mi risulta molta attività su questo fronte ed è un vero peccato.
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