Le cripto aiutano il riciclaggio di denaro e più in generale attività criminali che si giovano dell’infrastruttura offerta da diversi progetti. Sembrerebbe essere questa l’opinione – ennesima – di Europol, che ha da poco pubblicato un report sulle sfide, per le agenzie di polizia, nel contrastare certi fenomeni nell’era della digitalizzazione del denaro.
Digitalizzazione che certamente non riguarda soltanto il mondo crypto – ma con queste ultime che sono riuscite a guadagnarsi comunque una parte rilevante delle 58 pagine di report pubblicate dall’Agenzia Europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (al crimine).
A finire sotto i riflettori anche gli exchange, che permettono lo scambio da crypto a fiat e che dunque sono l’anello più importante di una catena che comunque viaggia anche su blockchain. Ma sono preoccupazioni autentiche e reali oppure casi spot che finiscono per guadagnarsi periodicamente le prime pagine dei giornali? Vediamo cosa ha scritto Europol.
A interessare principalmente Europol sembrerebbe essere il ruolo svolto da certi exchange, con un riferimento – è scritto nero su bianco – anche al curioso caso di Bizlato, exchange semi-sconosciuto che in un certo momento della sua vita ha favorito, dicono le autorità di Washington, l’aggiramento delle sanzioni da parte di Mosca e dei cittadini russi. Oltre al caso specifico però il lungo documento pubblicato da Europol, dall’evocativo nome “L’altra faccia dei Coin”, c’è un più aperto attacco a queste tipo di infrastrutture.
Non tutti i servizi sulle valute virtuali seguono le misure dovute per monitorare le controparti – e alcuni servizi crypto offrono – in complicità – servizi di trasferimento di criptovalute contro cash.
E si parla poi di eventuali scambi da chain a chain e quindi di trasferimenti crypto contro crypto, nonché del ruolo dei mixer e dei tumbler nel far perdere le tracce di certi proventi illeciti.
Secondo Europol anche gli ATM, i bancomat dedicati alle crypto possono offrire spazio a chi vuole riciclare denaro. Così come lo farebbero – con modalità invero non spiegate in dettaglio – i NFT, i token non fungibili ai quali spesso sono legate opere d’arte o oggetti digitali collezionabili.
L’attacco al mondo crypto come veicolo di certe attività torna periodicamente a calcare le prime pagine dei giornali, complici anche questi report da parte delle forze dell’ordine di diversi paesi – o come in questo caso – di agenzie sovranazionali. Agenzie che però hanno problemi, almeno per il momento, a definire volumi e effettiva pervasività di certi fenomeni. Rimane curioso il fatto che Europol debba citare come caso simbolo quello di Bizlato, per un arresto che è stato condotto a Washington e che se dimostra qualcosa, dimostra appunto che anche il sedicente mondo crypto ha difficoltà a far perdere le proprie tracce.
Poi, certamente, alcuni canali crypto possono essere utilizzati come ingranaggio di movimenti più complessi, come abbiamo raccontato direttamente da Istanbul seguendo quello che è il trail che parte da Mosca e che arriva in Turchia per poi tornarvi istantaneamente.
Anche in quel caso però non si sarebbe potuto fare nulla senza la complicità di società europee della finanza classica, registrate regolarmente e che fanno business in valute tradizionali. E che dunque le polizie di tutto il mondo dovrebbero avere maggiore facilità nel controllare, se è vero che il problema è un certo offuscamento proprio del mondo crypto.
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