C’è un grande processo, quello a Sam Bankman-Fried – e iniziano anche quelli collaterali. C’è una class action in California che ritiene responsabile del crack di FTX un altro grande CEO del mondo crypto, CZ di Binance. La storia i nostri lettori dovrebbero ormai conoscerla: CZ aveva annunciato pubblicamente la vendita dei token FTT di cui era in possesso, in seguito alle prime notizie che parlavano dell’inconsistenza delle riserve di FTX.
Secondo i più acerrimi nemici di CZ, fu questa comunicazione pubblica a rendere le cose irrecuperabili per FTX. Cosa che sarebbe condivisa anche dallo sparuto gruppo che ha avviato una class action che appunto vorrebbe inchiodare CZ alle sue supposte responsabilità.
Una notizia che per i più cinici significherà soltanto il tentativo di ottenere qualche risarcimento. Per chi invece ha sempre ritenuto CZ responsabile di quanto accaduto, sarà probabilmente la degna conclusione di una questione nata ormai 1 anno fa e che ha causato danni incommensurabili al mondo crypto, sia in termini di quotazioni che di credibilità.
Dalla manipolazione del mercato all’abuso di posizione dominante, passando per competizione illecita, nonché dalla violazione di norme previste dalle leggi sulle security. C’è un po’ di tutto nella class action che punta a inchiodare CZ di Binance e che ricalca quanto sui social in realtà circola da tempo.
La teoria di fondo sarebbe questa: se CZ non avesse annunciato pubblicamente la vendita dei token FTT di FTX, allora non ci sarebbe stata la relativa bank run né ci sarebbero stati problemi, almeno sul breve periodo, per l’exchange di Sam Bankman-Fried. Ipotesi che su queste pagine, a onor del vero, non è mai stata ritenuta credibile. E che allo stesso modo non può essere considerata come innesco della crisi di FTX, che già navigava in pessime acque e che, a quanto parrebbe, non aveva in cassa quanto depositato dagli utenti per svariati miliardi di dollari.
Non è la prima volta che pezzi grossi del mondo crypto finiscono in class action che poi finiscono in un nulla di fatto. In passato è accaduto a Elon Musk, accusato di aver manipolato Dogecoin, così come è accaduto a diversi pezzi minori della scacchiera crypto.
Vedremo quali saranno le evoluzioni. Per ora verrebbe da pensare che in realtà CZ non abbia nulla di cui temere. Se non avesse comunicato pubblicamente la scelta del suo exchange, avrebbe probabilmente ricevuto critiche contrarie ma di uguale gravita. Una via tranquilla per uscire da una situazione del genere, probabilmente non è mai esistita.
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semplicemente ridicoli...