La truffa andava avanti da diversi mesi. O meglio, erano diversi i dipendenti di FTX a essere a conoscenza di uno dei trucchi utilizzati dall’exchange per favorire una posizione di favore alla controllata Alameda. Questo mentre iniziavano a sparire fondi dei clienti con una situazione che poi culminerà con il fallimento dell’exchange FTX.
Questo è quanto viene raccontato da Wall Street Journal, giornale di grande fama e di grande popolarità che però non ha esattamente uno score perfetto quando si parla di criptovalute. E neanche qundo si parla di exchange. Il giornale in passato è stato infatti poco preciso – per utilizzare un eufemismo, nel riportare notizie su un altro exchange, Binance – altro mirino classico del mondo crypto da parte del giornale.
Si tratta comunque, almeno questa volta, di una storia credibile. E che verrà presto verificata in tribunale, all’interno del processo che è ufficialmente partito nei confronti di Sam Bankman-Fried, architetto principale delle operazioni di FTX e che ora rischia il carcere a vita.
Della backdoor che garantiva a Alameda accesso pressoché illimitato alla piattaforma di FTX in realtà si è parlato già in lungo e largo. Si trattava di condizioni particolari, garantite solo a Alameda, che permettevano a questo operatore la possibilità di non farsi liquidare posizioni – e secondo altri anche di prelevare fondi dei clienti. Una questione tecnicamente complicata, e sulla quale con ogni probabilità si saprà di più appunto nel corso del processo che vede impegnato proprio Sam Bankman-Fried.
Il problema, racconta Wall Street Journal, era stato già individuato e segnalato, ammesso che si tratti di un problema, da diversi dei dipendenti della società, senza che appunto questo venisse sistemato. Il dubbio – anche qui si tratta di un eufemismo – è che in realtà fosse lì per un motivo preciso e che il gioco, dalle parti di FTX, fosse stato truccato sin dall’inizio.
Un problema che tra le altre cose è già emerso dalle analisi della corte sul codice di FTX e che ora sarà difficile da far passare come semplice errore, dato che appunto ci sarebbero testimoni pronti a raccontare di quanto avevano segnalato alla dirigenza.
Tramite questa backdoor, anche se forse sarebbe improprio chiamarla così, Alameda non ha mai subito liquidazioni sulla piattaforma che era dello stesso fondatore.
A fare la scoperta, sempre secondo quanto è stato raccontato dal giornale statunitense, sarebbero stati i dipendenti di Ledger X, un relativamente piccolo scambio di derivati che era stato acquisito proprio da FTX.
A confermare la scoperta del bug, se così vogliamo chiamarlo, ci sarebbero addirittura mail che parlavano dello strano malfunzionamento:
Vorrei solo segnalare che ci sono alcuni pezzi di codice che permettono a Alameda di avere un trattamento speciale, in un modo o nell’altro.
Il messaggio è di maggio 2022 e dunque molto precedente al crack definitivo dell’exchange, che avverrà dopo circa 6 mesi da quella data. Sempre secondo quanto riportato sempre dal giornale, il problema sarebbe stato spiegato anche a Nishad Singh, al tempo Direttore del reparto Engineering di FTX e anche ad un non meglio precisato membro del cerchio magico di SBF.
La notizia però sarebbe stata smentita da Miami international Holding, che ha poi acquisito Ledger X, che ha comunicato:
Secondo un’indagine interna approfondita, Ledger X non ha trovato prove che qualcuno dei suoi dipendenti fosse a conoscenza di codice segnalato che avrebbe permesso a Alameda di prelevare fondi dei clienti.
Una smentita che riguarda però soltanto una parte della questione. E che non smentisce l’ormai nota assenza di liquidazione per Alameda.
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Grazie articolo corretto