Hamas e gruppi che sono vicini a questa formazione utilizzano da tempo circuiti crypto per ricevere donazioni. Non è una novità e se ne è parlato anche su queste pagine ripetutamente. Ciò che è una novità – e si guadagna pertanto la prima pagina del nostro giornale – è che le autorità israeliane siano riuscite a mettere le mani su (parte?) di queste donazioni, grazie alla collaborazione con Binance. Secondo quanto è stato riportato dalle autorità di Tel Aviv, l’unità contro i crimini cyber che fa capo alla polizia e al quartier generale nazionale per la guerra economica avrebbe già congelato gli account.
Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima: le autorità sono riuscite infatti a intervenire sull’intermediario che custodiva le crypto per conto di Hamas o dei gruppi collegati e a congelare i fondi in questione.
Una situazione che cercheremo di spiegare per filo e per segno anche perché – con ogni probabilità – presto arriveranno ricostruzioni fantasiose da parte della stampa mainstream. Ricostruzioni fantasiose che punteranno anche a gettare fango sul mondo BTC e crypto.
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Cos’è successo davvero? In primo luogo una pessima gestione dei propri fondi crypto, ammesso che l’obiettivo fosse quello di utilizzarli per sostenere lo sforzo bellico di Hamas. Il gruppo della Striscia di Gaza ha attivato – e non è la prima volta che succede – donazioni crypto non appena è iniziata la guerra sabato scorso. Donazioni che però non potranno essere utilizzate, perché sono state già congelate dalle autorità israeliane. Tali autorità hanno individuato i wallet che custodivano e ricevevano tali donazioni – e hanno chiesto all’exchange Binance di bloccarli. Cosa che, secondo l’annuncio delle autorità, è stata già portata a termine.
I fondi erano pertanto, almeno in parte, detenuti su Binance, con l’exchange che starebbe offrendo supporto per la localizzazione di tali account e a quanto pare anche per il congelamento degli stessi.
Non è la prima volta che le autorità israeliane riescono a portare a termine tali operazioni, in particolare su Binance. Dal 2021 – se i nostri conti non fanno difetto – ne sono stati congelati altri 200.
Con l’inizio della guerra, Hamas ha lanciato una campagna di donazioni online, chiedendo al pubblico di depositare criptovalute sul suo account. L’unità Cyber della Polizia e il Quartier Generale per la Guerra Economica si sono mosse con prontezza per localizzare gli account e per congelarli, con l’aiuto di Binance, al fine di prelevare tali fondi verso la tesoreria di stato.
Così si è espressa la polizia israeliana su X.
In realtà molto poco. A Hamas arrivano donazioni anche tramite banali bonifici bancari e con ogni probabilità – data anche la scarsa dimestichezza dimostrata con il mezzo – Bitcoin e crypto sono soltanto un canale aggiuntivo per permettere di donare con relativo anonimato.
A poco serviranno gli strepitii in tal senso della stampa tradizionale, che immancabilmente arriveranno.
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