I ministri delle finanze del G20 ci riprovano. Sotto la presidenza indiana, particolarmente interessata alle questioni inerenti le crypto, ecco partire un altro annuncio, un altro allarme, un’altra chiamata alle armi. Questa volta l’obiettivo è spingere i paesi di cui sono ministri i partecipanti all’appello a implementare il più rapidamente le linee guida contenute nella roadmap del G20.
Per i più preoccupati: siamo ancora a livello di appelli e di concreto c’è ancora poco. Così come molto poco concrete sono le linee guida – che sono state partorite di concerto con diverse istituzioni internazionali – che dovrebbero essere applicate.
L’appello ha ricevuto l’adesione unanime dei ministri che sono riuniti in questi giorni a Marrakech, per questioni che – non ce ne voglia la presidenza indiana – appaiono come più pressanti di regole comuni sulle crypto, che non riguardano gli asset in quanto tale, ma la necessità di agire di concerto per contrastare certi fenomeni.
Adesione unanime: il G20 vuole regole comuni
In realtà non c’è granché di nuovo. Delle regole comuni che il G20 ha partorito per il mondo crypto abbiamo già parlato più volte proprio su queste pagine. Si tratta di questioni che dovrebbero uniformare le comunicazioni a livello internazionale, in particolare quando di interesse fiscale e di interesse criminale. Oltre a questo, c’è davvero poco che il G20 può pensare di ottenere in un consesso che è formato da paesi con sensibilità diverse tra loro – e soprattutto diverse da quelle della presidenza indiana.
Ci sono però altri dati, oltre a quelli che già conoscevamo. Il primo è che sembra che l’interesse a un monitoraggio standard di certe questioni sia piuttosto diffuso. Il secondo è che i continui appelli lasciano intendere qualche ritardo sul fronte interno, ovvero sulle implementazioni delle regole che saranno responsabilità dei diversi parlamenti nazionali.
Mentre il mondo crypto pertanto macina – e porta a casa cambiamenti epocali ogni pochi mesi – sarà difficile per il G20 intervenire tempestivamente, dati anche i vari livelli di governo coinvolti.
Rimane difficile anche valutare quanto rapida potrà effettivamente essere l’implementazione di queste regole – che comunque toccheranno soltanto marginalmente il settore crypto se non, ancora una volta, in termini di trasparenza di certe transazioni anche a fini fiscali.
Per il resto spetterà comunque ai parlamenti nazionali
Tutte le altre questioni che attengono ai mercati crypto e Bitcoin, per quanto i proclami del G20 siano assai solenni, dipenderanno dagli equilibri politici di ciascun paese. Di cosa parliamo? Di questioni come il MiCA, o ancora come la regolamentazione del settore di cui si stanno occupando altre giurisdizioni.
Questioni che, ci permettiamo di aggiungere, interessano poco il G20, che punta ancora una volta a concordanza tra i paesi membri su questioni che saranno di interesse delle tesorerie di ogni stato e, in aggiunta, dei tribunali penali. Per il resto, difficile aspettarsi di più da un pur così importante consesso.