Sam Bankman-Fried non testimonierà, a meno che non gli siano dati in quantitativi abbondanti (e corretti, secondo la difesa), i medicinali contro l’ADHD di cui ha bisogno. Secondo gli avvocati della difesa infatti, SBF starebbe avendo grande difficoltà a rimanere concentrato sul processo proprio in assenza di quantitativi adeguati di Adderall.
Il Bureau of Prisons non ne fornirebbe in quantitativi adeguati e questo renderebbe – sempre secondo la difesa – difficile, se non inutile, ricorrere alla testimonianza diretta di SBF. Una testimonianza che sarebbe certamente preziosa nel tentativo di raggiungere la verità e della quale, probabilmente, non vorrà privarsi neanche la corte.
L’ora X scatterà il prossimo 26 ottobre, quando il processo passerà nelle mani della difesa, ammesso appunto che ci sia un caso da costruire e che si possa ricorrere alla testimonianza preziosa di Sam Bankman-Fried, legata però a una decisione che non sappiamo quanto sia direttamente nelle mani del giudice che sta presiedendo il processo.
Più Adderall o niente testimonianza
L’intera questione che riguarda la testimonianza eventuale di Sam Bankman-Fried ruota intorno all’Adderall, farmaco utilizzato dai soggetti affetti da ADHD, ovvero il disturbo da deficit di attenzione/iperattività.
Mentre ci avviciniamo al caso della difesa e alla decisione critica sul far testimoniare o meno Bankman-Fried, la difesa ha una preoccupazione crescente: data la mancanza di accesso all’Adderall il sig. Bankman-Fried non è stato in grado di concentrarsi al livello al quale si sarebbe potuto altrimenti concentrare e che non sarà in grado di partecipare alla presentazione del caso della difesa.
Questo è il contenuto della lettera inviata dall’avv. Cohen, che appunto difende SBF, al giudice Lewis Kaplan, che fino a oggi si è dimostrato essere inflessibile alle richieste della difesa, così inflessibile da aver suscitato qualche polemica anche sulla stampa mainstream.
La questione, così come è stata già riportata anche da altre testate, sarebbe piuttosto grave: sin da agosto, quando SBF è stato riaccompagnato in carcere, ci sarebbero problemi per l’ottenimento delle dosi corrette di Adderall, situazione che poi sarebbe ulteriormente peggiorata dall’inizio del processo stesso.
Sempre secondo quanto riportato dalla difesa, la dose mattutina di Adderall che viene garantita a SBF non sarebbe sufficiente per coprire l’intera durata delle sedute in tribunale. SBF, hanno aggiunto, avrebbe bisogno di 3-4 dosi complete al giorno, mentre gliene vengono fornite soltanto due, una al mattino quando lascia il carcere e una di sera, quando vi fa ritorno. Al tempo stesso il Bureau che si occupa della gestione delle carceri non starebbe rispondendo né alle mail né alle chiamate da parte della difesa.
Verità o trucco della difesa?
Dato l’andamento del processo fino a oggi, con tutti i testimoni che hanno accusato SBF di nefandezze oltre anche le più terribili aspettative degli spettatori, ci sarà da chiedersi se si tratti di una tecnica della difesa per buttare, per l’ennesima volta, la palla in tribuna o di necessità mediche effettive.
Sarà il giudice a stabilirlo, ricorrendo al parere di medici. Non è chiaro quali siano le possibilità che gli venga accordato quanto richiesto, e non è chiaro per il momento neanche se si tratti di un bluff della difesa o meno: davvero rinuncerebbero alla testimonianza di SBF? E davvero le due dosi giornaliere – che sono la norma per questo farmaco – non starebbero funzionando per SBF?