Arrivano i primi dettagli piccanti dal processo a Sam Bankman-Fried. L’imponente campagna di donazioni politiche – che ha coinvolto politici di entrambi i partiti degli Stati Uniti d’America – ha garantito accesso ai piani più alti della politica USA, e questo è chiaramente emerso dalle testimonianze rese nella giornata di martedì 17 ottobre al processo.
Incontri con il sindaco di New York, scambi epistolari con il primo ministro delle Bahamas anche su questioni private, meeting con principi sauditi (e a capo della più importante impresa del regno) e tanti altri segnali delle ramificazioni del potere di SBF, o meglio, della rete che stava provando a costruire.
Per quanto possano sembrare dei pettegolezzi utili per le teorie del complotto, sono in realtà il segnale di quanto si possa andare avanti e lontano con le donazioni giuste al momento giusto e al posto giusto. Tanto da arrivare anche da Bill Clinton.
Non che fosse completamente segreto – dato che eravamo già a conoscenza di incontri con i piani più alti della politica – ma la lista è comunque degna di nota. Parliamo degli incontri effettuati o nel programma di Sam Bankman-Fried, una lista degna di un capo di stato di altro profilo.
Secondo quanto rivelato dagli inquirenti e anche dalle testimonianze al processo, nonché dai documenti raccolti dagli agenti federali, SBF si sarebbe incontrato con il Sindaco di New York, nonché con il governatore di stato e sarebbe stato ricevuto anche da Othman Al-Rummayan, che è a capo di Saudi Aramco, il più importante gruppo petrolifero del mondo e che è di proprietà della famiglia reale saudita. Sempre per rimanere dalle parti del regno, SBF avrebbe anche incontrato Khalid Al-Falih, che è ministro degli investimenti per Riyad.
A fare però sussultare i commentatori è stato l’incontro in programma con Bill Clinton, ex-presidente degli Stati Uniti d’America, membro di grande rilevanza dell’establishment democratico e personaggio di grande spessore. L’incontro è indicato in uno scambio di mail con data 20 settembre.
Siamo dunque a ridosso della data del poi inevitabile fallimento di FTX, fallimento catastrofico che ha portato anche diversi politici a restituire le donazioni al fine di evitare il danneggiamento della propria reputazione. Reputazione che però per molti sarà da considerarsi come irrimediabilmente danneggiata dopo che gli incontri sono stati confermati.
Sam Bankman-Fried – come emerge chiaramente anche dalla biografia di recente pubblicazione a firma di Michael Lewis – ha cercato di ottenere influenze politiche per buona parte della vita del suo exchange. Influenze pagate a suon di donazioni.
In realtà, sempre secondo quanto è emerso dal processo, SBF parlava anche di voler diventare, un giorno, presidente degli Stati Uniti. Qualcosa che, ci sentiamo di affermarlo senza timore di essere smentiti, rimarrà soltanto un sogno per Sam Bankman-Fried.
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