Avevamo avvisato i nostri lettori: la notizia del sequestro di crypto appartenenti a Hamas avrebbe offerto sponde politiche a chi le crypto vorrebbe vederle sparire dal pianeta. E così è stato. Martedì è stata inviata una lettera alla Casa Bianca, firmata da un gruppo di politici USA che si annunciano come bipartisan, ma che sono gli stessi che hanno strepitato, urlato e richiesto il ban dell’intero comparto in passato.
A tirare le redini Elizabeth Warren, che si auto-dichiarata a capo dell’esercito anti-crypto soltanto qualche settimana fa, che è prima firmataria di una lettera che chiede alla Casa Bianca di rendere conto di quanto sarebbe, citiamo testualmente, fonte di grande preoccupazione.
Bitcoin e crypto di nuovo al centro di un conflitto, tanto a Washington quanto in Israele – cosa che troviamo tra le altre cose fortemente ingigantita rispetto alla realtà fattuale. Del tema parleremo anche sul nostro canale Telegram – dove discutiamo tutte le news del sito e anche brevi che pubblichiamo solo sul canale e su Twitter.
L’occasione era troppo ghiotta. Hamas si è vista sequestrare degli account su Binance, tenuti da prestanomi e che sarebbero stati individuati come legati al gruppo terroristico e sotto sanzioni dalle autorità israeliane. In termini di sequestri e blocchi è intervenuta poi anche Tether, per somme più convincenti, ma che comunque sono una frazione degli importanti finanziamenti sui quali Hamas può fare affidamento.
Il topolino però, almeno a Washington, sembrerebbe aver invertito il proverbio e aver partorito un’autentica montagna. È stata spedita una lettera da un gruppo bipartisan – e che dunque include tanto democratici quanto repubblicani – alla Casa Bianca, chiedendo delucidazioni.
Il Congresso e l’amministrazione devono muoversi per rispondere ai rischi posti dall’utilizzo illecito delle criptovalute prima che possano essere utilizzate per finanziare un’altra tragedia.
Tema che certamente farà presa sull’opinione pubblica, che però ingigantisce un problema che per ora, numeri alla mano, sembra essere di poco conto rispetto agli altri canali che Hamas comunque riesce a utilizzare.
Parliamo di poco più di 40 milioni di dollari nel giro di due anni, secondo le stime delle stesse autorità che hanno interesse diretto a gonfiare certi conti. E anche se dovessimo prendere per buone certe stime, potremmo essere certi o quasi di avere davanti la goccia di un mare di finanziamenti sui quali può contare Hamas e sui quali possono contare altre formazioni simili.
Oltre allo sdegno e all’ulteriore medaglietta di generale anti-crypto per Elizabeth Warren, difficile aspettarsi altro per adesso. I tempi del Congresso sono quelli che sono – e non si potrà intervenire, ammesso che ci sia volontà politica di farlo, in modo rapido.
Tra le altre cose non si è capito quali sarebbero gli strumenti che il Congresso potrebbe attivare: gli exchange, tutti, stanno già cooperando e aiutando a bloccare certi fondi. E quando questi vengono convertiti in fiat ci sono comunque i circuiti bancari da poter controllare. Shakespeare ci avrebbe probabilmente ricordato che anche questa volta è tanto rumore per nulla.
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Peccato che con le crypto i fondi si congelano subito grazie alla blockchain con il contante sarebbe stato più difficile.
Non hanno congelato nulla sulla blockchain