Gli ETF Bitcoin Spot continuano a essere lo strumento più dibattuto da mercati e regolatori. Questa volta però da Washington dovremo prendere un aereo e intraprendere un lungo viaggio verso il Lontano Oriente. A discutere infatti sulla possibilità di accettare tali prodotti sui propri mercati è SFC, l’authority che fa da quelle parti le veci di SEC.
Secondo quanto è stato riportato da Bloomberg, l’authority sarebbe già a buon punto nella valutazione di questi veicoli, che vengono considerati più sicuri rispetto all’investimento diretto in criptovalute e Bitcoin e che potrebbero aiutare a confermare le velleità di hub crypto del Lontano Oriente per la città stato.
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Anche Hong Kong vuole il suo ETF Bitcoin Spot?
I più fantasiosi e romantici ci vedono una riedizione della vecchia guerra fredda. Da un lato Washington, dall’altro Pechino, pur se per interposta persona. Al centro di questa guerra – fortunatamente combattuta con strumenti economici e non con i cannoni – anche Bitcoin. Mentre tutti sono ormai quasi certi dell’approvazione di questi prodotti negli USA, in Cina le cose sono parecchio diverse.
E sono diverse perché non solo il trading di Bitcoin è di fatto bandito, ma perché è difficile pensare che Pechino possa muoversi in tal senso. A cambiare le carte in tavola però, almeno secondo quanto è stato riportato da Bloomberg, potrebbe essere Hong Kong. È qui infatti che si sta discutendo della possibilità di offrire infrastruttura per la nascita di ETF che abbiamo Bitcoin (e magari altre crypto) in cassa, che è poi quanto sta avvenendo negli Stati Uniti.
A parlare di questo tipo di prodotti è stata Julia Leung, che è la controparte di Gary Gensler ma a Hong Kong, la quale ha affermato:
Siamo pronti a dare il benvenuto a proposte che utilizzano tecnologia innovativa che migliora l’efficienza e l’esperienza dei consumatori. Siamo felici di fare tentativi a patto che ci siano considerazioni dei rischi. Il nostro approccio è coerente, a prescindere dalla tipologia di asset.
E sì, si stava parlando di ETF, un veicolo di investimento che potrebbe rendere, conferma il giornale, l’ingresso nel mercato per gli investitori classici certamente più facile.
Vanguard intanto passa la mano
Mentre a Hong Kong ci sono movimenti interessanti, c’è chi negli USA getta invece la spugna. Vanguard ha comunicato qualche giorno fa che in realtà non ha alcuna intenzione di seguire BlackRock nel cammino per un ETF Bitcoin Spot. Il CEO ha anche indicato di preferire l’offerta ai propri clienti di prodotti su asset che generino cash flow e che abbiano un valore intrinseco.
Un’opinione che sembra arrivare dal secolo scorso e che speriamo un giorno Mortimer J. Buckley non dovrà spiegare ai suoi azionisti. Dall’altro lato però, questa è un’ottima notizia per Larry Fink e per le altre società che hanno deciso di offrire questo tipo di prodotti: Vanguard ha una politica di commissioni sugli ETF molto basse, cosa che sul grosso dei mercati ai quali partecipa ha portato a una riduzione di profitti anche per i concorrenti.
Chissà se più avanti Vanguard finirà per cambiare idea. Nel frattempo, perchi dovesse essere interessato allo stato di forma di Bitcoin, qui c’è la nostra analisi più recente.