Gli ETF sono strumenti di investimento del mondo finanziario classico. Da qualche tempo però – in particolare dall’arrivo di BlackRock e di altri grandi gestori – sono un tema che appassiona anche chi investe in Bitcoin e crypto. Gli ETF sono uno strumento facile da utilizzare, ma il cui funzionamento non è sempre lineare.
In aggiunta, ci sono differenze, per quanto minime, tra come funzionano le cose in Europa e come funzionano negli Stati Uniti – e c’è tanta confusione su quanto potrà avvenire con gli ETF Bitcoin Spot quotati nelle borse di New York.
Con questa guida imparerai di più sul funzionamento degli ETF, sul livello di coinvolgimento dei gestori (BlackRock, Invesco, Fidelity e tante altre società di prima fascia), sui potenziali effetti sul prezzo di Bitcoin e sul suo prezzo in generale.
Leggi anche l’approfondimento: Come comprare Bitcoin
Cosa sono gli ETF
ETF è un acronimo che sta per Exchange Traded Fund, ovvero fondo che può essere scambiato sui mercati regolamentari. Dalle parti di Criptovaluta.it non siamo mai stati dei grandi appassionati di definizioni scolastiche, perché queste non permettono quasi mai di capire di cosa stiamo parlando nel profondo. Per questo procederemo subito a scomporre la definizione di ETF per capire cosa sono e come funzionano.
- Fondi
Gli ETF, che siano su Bitcoin o meno, sono dei fondi. Sono dei veicoli finanziari che hanno in cassa degli asset finanziari. Nel caso di quelli più interessanti per Bitcoin, sono ETF che hanno in cassa Bitcoin spot, ovvero coin veri e propri.
Sono però una forma di investimento per i singoli detentori delle quote, delle quali parleremo tra pochissimo. Il primo concetto che deve passare e deve essere assimilato è che quando BlackRock o un’altra società avvia un ETF su Bitcoin non sta investendo sull’asset, ma sta organizzando un fondo per permettere ai propri clienti di investire.
- Il gestore
Ogni ETF ha un gestore. Sono società finanziarie che organizzano l’ETF, ne stabiliscono le regole e ne sono in ultimo responsabili. È il gestore a creare canali che permettono di ottenere quote depositando l’asset e viceversa. È il gestore a ottenere una commissione per la gestione, è sempre il gestore ad esserne legalmente responsabile.
iShares, SDPR, Invesco: sono tante le società che gestiscono con le loro attività diversi ETF, su diversi mercati e con una diversa composizione. Questo non presume un investimento diretto di queste società nell’asset, per quanto detenerne grandi quantità, nello specifico nel settore azionario, comporta dei vantaggi non da poco.
- Le quote degli ETF
Gli ETF sono divisi in quote. Dobbiamo considerarle come una sorta di azione che rappresenta la proprietà di una certa quantità degli asset che l’ETF ha in cassa. Fino a qui non ci sono differenze con gli altri tipi di fondi.
La vera differenza degli ETF rispetto ai fondi privati è che tali quote sono poi scambiate presso mercati regolamentati. In altre parole su mercati che hanno regole prestabilite e che permettono la partecipazione a tutti.
Nel caso degli ETF possiamo tutti comprare e poi vendere quote con un semplice accesso alle borse più popolari. Questo ha delle ripercussioni importanti per quanto riguarda le negoziazioni, la facilità di accesso anche da parte del grande pubblico e anche in termini di sicurezza.
- Il caso specifico di Bitcoin
Il caso specifico degli ETF su Bitcoin è simile a quello degli ETF sull’oro spot. Società specificatamente designate possono depositare Bitcoin nella cassa dell’ETF (nello specifico presso il custode) e possono ricevere in cambio delle quote del fondo stesso. Tali quote vengono poi scambiate sulle borse designate.
C’è grande attenzione sull’ETF Bitcoin Spot – ce ne sono più di 10 in approvazione negli USA – perché possono essere un veicolo importante di investimenti verso Bitcoin, anche da parte di una clientela che è storicamente lontana da questo tipo di asset.
Come funzionano esattamente gli ETF Bitcoin “sotto il cofano”
Passiamo ora al caso più specifico degli ETF su Bitcoin Spot. Rimarchiamo che stiamo affrontando la questione degli ETF che si quotano negli USA e non in Europa, i quali sono già disponibili da tempo e che non hanno raccolto grosse somme.
- L’ETF su Bitcoin… Spot
Negli Stati Uniti sono disponibili da tempo degli ETF su Bitcoin, che però replicano il prezzo dei contratti futures che sono quotati al CME di Chicago. I prodotti che invece recano la dicitura spot hanno in cassa effettivamente Bitcoin. In altre parole, per emettere quote qualcuno dovrà comprare veri Bitcoin e poi versarli come sottostante per l’ETF stesso.
La differenza, anche in termini di pressione che potrebbero esercitare sul prezzo di Bitcoin, è sostanziale.
- Il gestore
Ci sono molti gestori – 5 dei primi 10 per capitale gestito – che hanno richiesto approvazione per un prodotto del genere. Il segnale è importante: quando si muovono aziende delle proporzioni di BlackRock, il segnale è anche politicamente importante. Per ora però dovremo occuparci del ruolo del gestore stesso all’interno del complesso meccanismo rappresentato da un ETF.
Il gestore ha diverse responsabilità: invia il filing, ovvero la richiesta di approvazione che include il contratto con il quale interagirà con tutti gli altri player, compresi gli investitori.
Il gestore inoltre è responsabile per la gestione del portafoglio, l’individuazione di custodi, l’individuazione di AP (gli Authorized Participants), l’accordo con market maker che renderanno tale mercato più liquido.
Il gestore è anche responsabile della distribuzione delle quote e anche della reclamizzazione del prodotto stesso. In altre parole, sarà iShares/BlackRock ad esempio a pubblicizzare l’ETF Bitcoin Spot da essa stessa gestito.
Il gestore ha inoltre la responsabilità di tenere il prodotto in accordo con le leggi vigenti. Il gestore però NON INVESTE DIRETTAMENTE nell’ETF. O meglio, può anche farlo tramite controllate, ma non è questo il punto del suo coinvolgimento.
- Gli Authorized Participants
Sono l’ingranaggio meno conosciuto degli ETF pur rivestendo un ruolo fondamentale. Dovrebbe essere chiaro a questo punto che c’è chi deve preoccuparsi di versare Bitcoin nelle casse dell’ETF per ricevere quote che poi rivenderà.
I meccanismi sono due: creazione e riscatto delle quote. Gli Authorized Participants o Partecipanti autorizzati versano Bitcoin e ricevono in cambio quote dell’ETF. Al contrario, possono raccogliere quote dell’ETF e richiederne la conversione in Bitcoin.
Perché lo fanno? Perché hanno così la capacità di fare arbitraggio, ovvero cavalcare le piccole differenze di prezzo tra quote totali e valore del sottostante in Bitcoin.
Hanno un ruolo fondamentale perché permettono alle quote dell’ETF di essere sempre allineate al valore di Bitcoin. Per capire il loro ruolo basta vedere cosa succede ai fondi su Bitcoin che non possono essere convertiti in BTC, come il trust di Grayscale, il quale viene scambiato da anni a un prezzo sensibilmente inferiore al valore dei Bitcoin in cassa, proprio perché non c’è nessuno che possa effettuare i riscatti.
- Gli investitori
Per quanto il meccanismo sopra sia complesso e appaia il più importante, a fare la differenza sono poi gli investitori la parte fondamentale di questo tipo di prodotti.
Gli investitori possono comprare le quote direttamente sui mercati finanziari, nel caso del grosso degli ETF in approvazione il NASDAQ, e rivenderle, come fanno per tutti gli altri ETF.
Gli investitori non possono però convertire le loro quote in Bitcoin: questo compete, come abbiamo visto poco sopra, agli AP.
- Si, ma chi ci guadagna?
Le società che propongono degli ETF non sono opere pie: devono guadagnare dalle operazioni in questione. Il guadagno viene dalle commissioni percentuali che i detentori dell’ETF devono pagare su base annuale. Si partirà con ogni probabilità con commissioni relativamente alte, di poco inferiori all’1%.
In pochi mesi dalla quotazione dei principali ETF, ci sarà una corsa al ribasso delle commissioni, perché ogni azienda cercherà di rendere il suo prodotto più attrattivo. Gli ETF, almeno in mercati liquidi come quelli degli Stati Uniti, finiscono per essere prodotti con costi molto bassi.
Perché gli ETF su Bitcoin Spot sono così importanti
Si è fatto – non sempre lucidamente – un sacco di baccano sugli ETF Bitcoin Spot e sulla loro rilevanza per il mercato di Bitcoin. Ci sono diverse questioni che andranno risolte qui anche per capire quali possano essere effettivamente i risvolti di questi prodotti, sia sul prezzo, sia sul network di Bitcoin (e eventualmente delle altre criptovalute che saranno inserite in altri ETF).
- In Europa già ci sono “ETF”
In Europa ci sono già prodotti molto simili agli ETF Bitcoin Spot. Ci sono diversi veicoli che possono essere acquistati e che hanno in cassa Bitcoin veri. Non sono chiamati direttamente ETF ma ETN, con differenze minime nel funzionamento, per quanto ce ne sia una che dovremo analizzare.
Questo perché gli standard UCITS utilizzati nell’Unione Europea impongono agli ETF una certa diversificazione. Gli ETN/ETP Spot su Bitcoin possono però essere considerati di pari grado a quelli USA.
Gli ETN più popolari replicano il prezzo di Bitcoin avendone in cassa. Tuttavia tecnicamente il funzionamento è diverso: le quote rappresentano debito dell’emittente e nel caso remoto di problemi per lo stesso, se ne dovrà tenere conto. Si tratta comunque di un’ipotesi estremamente remota e nel caso di questi veicoli il debito è sostenuto da detenzioni reali di BTC. I più liquidi offrono anche convertibilità, cosa che rende la differenza con gli ETF “all’americana” pressoché nulla.
- Negli USA: la questione è molto più importante
Se già esistono in Europa, perché c’è tutta questa attesa sui pari grado negli USA? Per tutta una serie di motivi, a partire dal fatto che il mercato ETF negli USA è molto più ricco.
In secondo luogo negli USA si stanno muovendo gestori come BlackRock / iShares che hanno un impatto importante anche a livello politico. L’apertura di questi gruppi a Bitcoin può essere considerato come una sorta di battesimo di fuoco per l’asset, che entra così a pieno diritto nell’alveo degli asset da investimento di qualità.
- Bitcoin avrà il suo ufficio marketing
Almeno in qualità di asset. Tutte le società che otterranno l’approvazione del loro ETF Bitcoin Spot avranno interesse a proporlo agli investitori. E quindi faranno pubblicità, li faranno proporre dai loro promotori e li inseriranno anche in prodotti più strutturati. Ci sarà una spinta, da parte di società con una buona reputazione, agli investimenti in Bitcoin.
I potenziali nuovi investitori in Bitcoin
Ci sono poi da considerare i tanti nuovi investitori che avranno accesso a Bitcoin, per quanto indirettamente, a Bitcoin per la prima volta.
- Istituzionali che cercavano prodotti regolamentati
Dai fondi pensione alle assicurazioni, passando per i family office e per tante altre strutture professionali che fino a oggi sono rimaste lontano da Bitcoin perché non avevano un prodotto regolamentato e sicuro, semplice da custodire e da scambiare. L’ETF farà gola anche a questo tipo di investitori, che hanno in genere capitali importanti.
- I piccoli investitori “tradizionalisti”
Anche per questa specifica categoria di investitori, che non ha magari grandi capitali ma che è abituata a operare in borsa, si apriranno nuove possibilità per investire in Bitcoin.
Sono investitori che pur non essendo ricchissimi, sono numerosi, hanno in genere atteggiamenti non da trader ma da investitori di lungo periodo e che troveranno negli ETF uno strumento più semplice e più economico per esporsi verso Bitcoin. Sono probabilmente questi, quantitativamente, a poter spingere di più la domanda di strumenti di investimento in Bitcoin.
I pro e i contro dell’ETF Bitcoin
Ci sono diversi pro e contro di questa categoria di prodotti, sia per chi investe, sia per chi invece vuole valutare l’impatto di questi veicoli su Bitcoin in quanto asset.
- Pro degli ETF Bitcoin Spot
ECONOMICI: gli ETF sono mediamente più economici degli exchange di criptovalute. Le commissioni, almeno negli USA, sono molto basse e inferiori rispetto a quanto viene chiesto dai leader di mercato per l’acquisto diretto.
SICURI: per chi vuole esporsi soltanto finanziariamente a Bitcoin, l’ETF è un prodotto piuttosto sicuro. La custodia è professionale, i controlli sono costanti e non ci si deve preoccupare della conservazione e della protezione delle chiavi. La cosa apparirà come una bestemmia a chi invece vuole utilizzare davvero Bitcoin, ma per chi ha invece esposizione solo finanziaria, potrebbe essere una via preferibile.
PUBBLICITÀ: l’arrivo di gestori di questa rilevanza sarà una pubblicità importante per Bitcoin come asset. Larry Fink ha già iniziato sulle principali tv mondiali a definirlo asset di qualità. Tutti gli insulti ricevuti da Bitcoin negli anni faranno inversione e diventeranno complimenti, questo non perché abbiano cambiato idea, ma perché ora venderanno un prodotto che garantirà loro dei guadagni.
CONCORRENZA: ci sarà concorrenza per gli exchange, che dovranno provare a offrire un prodotto migliore, un’esperienza più lineare, maggiore sicurezza e costi più bassi. Tutto sarà a vantaggio dei consumatori, che si godranno il frutto di queste competizione.
- Contro degli ETF Bitcoin Spot
NON È IL VERO BITCOIN: il discorso è complesso – se è vero che in cassa gli ETF avranno dei veri Bitcoin, è vero che chi investe non vi avrà accesso. E quindi non potrà godersi la portata rivoluzionaria di Bitcoin come sistema monetario decentralizzato e distribuito.
COSTI: se è vero che il costo di acquisto sarà probabilmente più basso di quanto viene offerto dagli exchange, è vero anche che ci saranno delle commissioni di gestione su base annuale. Negli USA progressivamente dovrebbero assottigliarsi, in Europa invece sono rimaste piuttosto alte.
SPREAD: qualcuno si chiede correttamente come farà un ETF negoziato su mercati che operano dal lunedì al venerdì a tracciare il prezzo di un asset che si muove 24/24 e 7 giorni su 7. In realtà alla riapertura delle negoziazioni il lavorio degli AP che abbiamo descritto sopra finirà per riallineare il prezzo senza grossi problemi.
NEL CASO DEGLI ETN: la struttura legale degli ETN è leggermente più rischiosa. Tecnicamente le quote sono titoli di debito, che nel caso di fallimento dell’emittente possono avere problemi. Dati gli importanti controlli sui gestori in Europa, si tratta di un’ipotesi più che remota.
5 miti sull’ETF Bitcoin Spot da sfatare subito
Data l’importanza delle società che sono coinvolte negli ETF Bitcoin Spot negli USA, ci sono diversi miti, falsità, ricostruzioni fantasiose che circolano sui social network. Qui elencheremo e smentiremo le più comuni.
- BlackRock e gli altri stanno accumulando
BlackRock e le altre società sono sottoposte a importanti obblighi di pubblicità per i loro investimenti. Certamente non violeranno le leggi – con conseguenti multe – per guadagnare qualche milione di dollari dal trading di Bitcoin.
In aggiunta, BlackRock e le altre non saranno neanche direttamente responsabili degli acquisti, perché saranno per legge gli AP a farlo.
- Gli AP stanno già accumulando
Anche questa è una falsità. L’approvazione è ancora incerta e si potrà procedere soltanto con il superseeding, che è chiaramente indicato nei filing. Nessuno al momento sta accumulando Bitcoin che poi verranno fatti confluire nell’ETF.
- BlackRock e gli altri avranno un enorme potere su Bitcoin
No. Bitcoin è un sistema in proof of Work dove i detentori della valuta non hanno alcun potere in più. Non hanno diritto di voto collegato al possesso di Bitcoin (come invece accade per le azioni) e non possono imprimere la direzione dello sviluppo a BTC.
Se fosse vero il contrario, Grayscale con il suo fondo avrebbe già potuto dominare Bitcoin. Non è questo il caso.
- Si potrà manipolare il prezzo di Bitcoin più facilmente
Anche questa è una ricostruzione parecchio fantasiosa. Già oggi ci sono strumenti che permettono di investire su “bitcoin di carta”, a partire dai futures che sono già quotati in mercati importanti come il CME. L’ETF non cambierà nulla all’interno di questo scenario.
- BlackRock e le altre potranno emettere quote senza sottostante
Anche questa è un’assurdità bella e buona. Gli ETF sono enormemente vigilati anche da SEC e non vi è modo di emettere quote senza controparte in Bitcoin. Chi afferma questo non ha alcuna idea del funzionamento degli ETF.
Considerazioni finali
Gli ETF, in particolare quelli su Bitcoin, saranno argomento di importante discussione tra investitori e appassionati. Tuttavia ci sono ancora troppi luoghi comuni e troppe falsità che girano sul loro conto.
Per quanto consigliamo a tutti un accesso diretto a Bitcoin per chi vuole vivere autenticamente questa rivoluzione, gli ETF non peggioreranno la qualità dell’asset e saranno una manna dal cielo per categorie specifiche di investitori.
Per noi europei, almeno in termini di accesso a Bitcoin, cambierà molto poco, dato che tali prodotti sono per l’appunto già quotati in Europa.
FAQ – ETF Bitcoin: domande e risposte comuni
Gli ETF sono fondi divisi per quote che possono essere scambiati anche presso i mercati regolamentati. Quelli su Bitcoin hanno BTC in cassa e sono già disponibili in Europa e presto negli USA.
Dipende dalle nostre necessità. Gli ETF Europei non hanno riscosso grande successo a causa di commissioni alte. Chi vuole la vera esperienza su Bitcoin dovrebbe però comprare direttamente l’asset.
Certamente allargheranno la platea di potenziali interessati e potrebbero avere ripercussioni importanti sul prezzo di Bitcoin già dai primi mesi
Sono in realtà strumenti molto sicuri. Il rischio deriva tutto dall’andamento del prezzo di BTC.
Complimenti grande articolo sugli ETF che considero degli strumenti eccezionali anche per investire nei mercati azionari e su asset di ogni genere. Ma di fronte a tutta questa euforia sulla sicura approvazione degli ETF spot su BTC che probabilmente contribuirà a far lievitare il suo valore, mi stupisce il silenzio di VANGUARD.
Vanguard ha purtroppo detto che non farà filing
Bellissimo post che, nell’illustrare come funzioneranno gli ETF Bitcoin Spot, spiega come funzionano gli ETF in generale meglio di qualsiasi altro articolo che io abbia letto su altri siti. Mi è rimasto il dubbio sullo Spread. Nell’articolo si dice giustamente che la quota dell’ETF avrà un certo valore alla chiusura dei mercati il venerdì sera, ma nel week-end il BTC continuerà a modificare il suo valore. Supponendo che il lunedì mattina il BTC valga molto di più, gli AP – cedendo al Fondo quote di ETF in cambio di BTC – faranno un arbitraggio straordinariamente conveniente. Mi sembra troppo facile fare dei soldi così, e inoltre il Fondo (l’ETF) cederebbe dei BTC incamerando delle quote di ETF con un valore minore e quindi ci perderbbe.