È finito lo spazio per il trade del secolo? No, non è Bitcoin. O almeno non lo è direttamente. Parliamo del fondo Grayscale su Bitcoin, fondo che potrebbe ottenere a breve l’approvazione per la conversione in ETF e che ha fruttato nel 2023 somme da capogiro a chi ha investito per tempo.
Perché ci chiediamo se tale spazio sia ormai finito? Perché ARK Invest ha venduto un’altra parte delle quote che deteneva, in realtà per una somma assai modesta (3,8 milioni di dollari in totale). È un segnale comunque che Cathie Wood, che guida uno dei gestori più conosciuti nello spazio crypto e Bitcoin, creda che la corsa sia finita?
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La notizia è questa: Ark Invest, fondo a gestione attiva che è parecchio esposto anche verso il mondo Bitcoin,ha venduto poco più di 100.000 quote di Grayscale Bitcoin Trust. Si tratta in realtà, a prescindere da quanto i titoli possano far pensare il contrario, di una somma relativamente ridotta.
Il fondo infatti ha ancora, se i nostri conti non sono errati, oltre 5 milioni di quote del fondo, per un controvalore di oltre 150 milioni di dollari.
Si tratta dunque di una vendita sì strategica, ma di poco conto, e con la liquidità sbloccata dal gruppo sono state poi acquistata azioni di Block.
La questione è interessante anche perché GBTC, questo il ticker delle quote del trust, è stato il miglior investimento dell’anno, in quanto non solo ha incorporato la crescita di Bitcoin, ma anche la chiusura dell’importante gap tra NAV e valore di mercato delle quote.
Una chiusura del gap che è arrivata grazie alle voci, sempre più insistenti, della conversione dello stesso trust in un ETF Bitcoin Spot, voci che sono corroborate anche dalla vittoria di Grayscale in una causa contro SEC, agenzia che aveva appunto negato tale conversione.
Tutto è come prima: la vendita non è consistente, e d’altro canto di spazio per fare ulteriori affari con GBTC ne è rimasto davvero poco.
Lo scarto tra NAV – il valore totale dei Bitcoin in cassa per il fondo – e il controvalore delle azioni è sceso al 14%, con il 2% di commissioni che continuano a dover essere pagate anno per anno e che sono valutate in Bitcoin.
Se le cose dovessero allungarsi, l’appetibilità di GBTC rimarrebbe certamente bassa, a patto di non tornare sugli incredibili scarti che avevamo a febbraio 2023, con il fondo che valeva per quote il 45% in meno rispetto ai Bitcoin in cassa.
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