I criteri ESG, croce e delizia dei mercati e moda che ormai, almeno secondo una parte rilevante degli analisti, è già ampiamente passata. Sono i criteri che includono ambiente, società e governance e che sono da sempre un problema quantomeno per Bitcoin e per parte del mondo crypto.
A svolgere un’analisi che non mancherà di scatenare discussioni è CCDATA, che ha analizzato le principali chain e ha cercato di classificarle proprio secondo questi criteri. Bitcoin non ne esce bene, le altre, a partire di Ethereum e passando da Solana, Polkadot, Binance Coin, certamente meglio.
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Il tema è di quelli caldi e sta vivendo un momento molto particolare, dato che anche i sostenitori più accesi del mondo ESG, come ad esempio BlackRock, sembrano essere oggi molto meno interessati alla questione. Tuttavia la cosa rimane un tema di cui parlare – e quello delle criptovalute green un tormentone con il quale dovremo fare necessariamente continuare a fare in conti, anche in futuro.
Lo studio è stato pubblicato da CCDATA, società che si occupa di dati e analytics per il mondo crypto ed è di quelli che andrà a rinforzare anche delle vecchie rivalità tra gli appassionati di diversi progetti, che si tratti di Bitcoin o di una qualunque delle altre 39 crypto analizzate. Lo studio, in aggiunta, è stato condotto in collaborazione con Crypto Carbon Ratings Institute, istituto di non sappiamo quale prestigio e che con ogni probabilità è nato anche per ripetere l’ormai stanca litania di un Bitcoin che inquina troppo. Ma passiamo alla classifica e ai dati.
Primo in classifica Ethereum, che porta a casa una posizione di certo rilievo grazie al passaggio alla Proof of Stake, che consuma meno energia ma che, anche secondo BlackRock, è sistema la cui solidità rispetto alla Proof of Work deve ancora essere verificata sul medio e lungo periodo.
Dietro ci sono Solana, Polkadot e anche Binance Coin, sistemi anche questi in versioni di Proof of Stake o simili e che comunque non hanno bisogno di ricorrere al mining per funzionare.
Quanto viene contestato da sempre: ovvero delle credenziali green che non sono al passo con i tempi. Il punteggi più basso ottenuto da Bitcoin è proprio in termini ambientali, criterio per il quale Bitcoin è il peggiore degli asset tra i 40 che sono stati analizzati.
È qualcosa di cui preoccuparsi? No – e per almeno un paio di motivi. Le considerazioni sull’impatto sul clima di Bitcoin sono più ampie e devono tenere conto anche di altri fattori, come l’aiuto alla produzione di energia green e l’importante spinta che può dare ad esempio nel recupero del gas scartato dai giacimenti di petrolio.
In secondo luogo la questione non avrà probabilmente alcun tipo di impatto sul futuro di Bitcoin come asset da investimento, proprio perché i criteri ESG non sembrano poi piacere più. BlackRock ha scaricato quasi l’intero settore, dopo esserne stata promotrice e diversi degli ETF gestiti anche da altre società sono in via di dismissione, anche per lo scarso interesse del pubblico. L’impatto climatico di Bitcoin però, vero o presunto, continuerà a far parlare in molti, soprattutto tra i suoi avversari.
Sul tema, tra le altre cose, sono intervenuti di recente anche gruppi come KPMG e Forbes, che hanno indicato entrambi l’impatto positivo che in alcuni contesti Bitcoin ha sull’ambiente e sulle rinnovabili.
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Ancora.... Bitcoin non ha nessun "impatto climatico". Zero, niente, nada. Un impatto climatico ce l'hanno i produttori di energia in base alle tecnologie che scelgono di impiegare. Non ci fosse Bitcoin, la gente che li acquista userebbe quelle stesse risorse economiche (limitate, lo ricordiamo, il mercato e bla bla) per acquistare altro che a sua volta consumerebbe direttamente o indirettamente energia (e magari inquinerebbe proprio di suo, davvero, nel suo processo produttivo o utilizzo, non con la "co2").
Inoltre anche immaginando, a livello di esperimento mentale scorrelato dalla realtà, che l'intera produzione energetica per alimentare la rete Bitcoin provenisse da carbone fossile, staremmo parlando di uno 0.35% delle emissioni di co2 globali. Quindi di nuovo, sostanzialmente NESSUN impatto.
Comunque alla fine, come previsto, gli incentivi vincono su queste boiate.