L’arrivo di Fidelity nell’agone degli ETF Ethereum Spot ufficializza un nuovo terreno di battaglia tra gestori di fondi e SEC, almeno a tema crypto. Dopo quelli Bitcoin, che pur hanno fatto diversi punti avanti ma non sono stati ancora approvati, tocca a Ethereum accendere tensioni non secondarie.
Tuttavia c’è un punto che è emerso chiaro e cristallino durante il nostro ultimo Space su X, dedicato proprio agli ETF Ethereum Spot la cui approvazione è stata richiesta da BlackRock e Fidelity, soltanto per citare le più importanti.
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Ethereum è certamente il più importante degli asset del mercato crypto, per quanto sia, almeno in termini di status, a distanza siderale da quanto Bitcoin può suscitare in termini di hype e di interesse anche da parte degli istituzionali.
L’arrivo di richieste di ETF su Ethereum da parte di giganti della finanza tradizionale come BlackRock però non deve ingannare: non è un’equiparazione degli asset, con Ethereum che tra le altre cose ha problematiche specifiche ben descritte proprio dai filing. Si tratta di una mossa la cui spiegazione più concreta riguarda lo specifico funzionamento degli investimenti istituzionali negli USA come altrove.
I volumi su Ethereum sono, almeno per prodotti affini in Europa, piuttosto fiacchi rispetto a quelli su Bitcoin. Così come sono molto minori le dotazioni degli ETN/ETC che in Europa puntano su Ethereum, rispetto a quelli che puntano invece su Bitcoin.
Perché allora BlackRock dovrebbe prendersi la briga di fare un filing, organizzare il tutto e andare almeno obliquamente allo scontro con Ethereum? Proprio per il funzionamento specifico di certi investimenti.
L’idea che ci siamo fatti nel nostro Space, parlando anche con esperti del settore (puoi ascoltare la puntata anche su Spotify) è che in realtà i grandi gestori dovranno necessariamente offrire più prodotti a tema crypto, in quanto le allocazioni dei grandi investitori dovranno includere più prodotti di questa nuova categoria.
In altre parole, anche se dovesse trattarsi di un blando 95/5 sul mondo crypto, ci sarà bisogno di un secondo asset da vendere a certi istituzionali.
Questo deve essere stato il modo di ragionare di BlackRock, che nel complesso da un ETF Ethereum avrebbe ben poco da ricavare in termini di commissioni, in particolare se dovessero arrivare gli stessi gestori che sono piombati su quello Bitcoin – e dunque se ci si dovrà accontentare ciascuno di una fetta relativamente piccola dell’intero mercato.
Nessuno si aspetta una rivoluzione in termini di prezzo per l’eventuale ETF Ethereum. I mercati hanno reagito bene, ma comunque in modo tiepido, alla notizia del filing, complice anche il fatto che quelli su Bitcoin sono arrivati parecchio prima.
Il segnale che possiamo leggere è semplice: interessa meno, ma aggiungiamo anche che potrebbe comunque godersi una cavalcata parallela, per quanto in sedicesimo, di quanto avverrà a Bitcoin. Non un evento neutro, dunque, ma comunque largamente dipendente da quanto avverrà a $BTC e al suo ETF. Anzi, ai suoi ETF.
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