In uno dei suoi recenti video, Charles Hoskinson ha attaccato quelli che ha definito goddamn orange pilled moonboys, che potremmo tradurre in maledetti moonboy orangepillati. Il riferimento, non serve un dizionario per arrivarci, è agli appassionati di Bitcoin e in particolare, diventa chiaro con il proseguimento dell’arringa, con quelli che sostengono che tutti gli altcoin siano in realtà security.
La sparata assai aggressiva di Charles Hoskinson, che non dovremo difendere qui perché ha strumenti e capacità per difendersi da solo, è arrivata in realtà al termine di un lungo periodo di attriti. Charles Hoskinson in passato ha accusato non meglio precisati personaggi di fare lobby a Washington affinché SEC intervenga appunto sul settore altcoin. È una storia complicata, che vale però la pena di capire nei dettagli anche per comprendere il motivo di tanto astio tra due schieramenti le cui posizioni sono, almeno oggi, assolutamente inconciliabili.
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Charles Hoskinson, di nuovo, contro i Bitcoiner
La separazione netta tra mondo degli altcoiner e quello degli appassionati di Bitcoin più radicali ha prodotto un altro episodio di una serie TV spesso divertente e mai a corto di colpi di scena.
A tornare protagonista dello scontro è Charles Hoskinson, capo di Cardano, che in un suo recente video è tornato a prendersela con i Bitcoiner.
In 3 minuti di video Hoskinson chiede le differenze tra Bitcoin e il resto del mondo crypto in termini di inserimento nella categoria di security, ovvero in relazione all’Howey Test che SEC applica per ritenere un determinato asset una commodity o una security.
La questione non è di lana caprina, perché la categorizzazione come security prevede tutta una serie di obblighi di registrazione (e conseguenti multe in assenza di tali registrazioni) che sono un problema per il grosso dei progetti altcoin, molti dei quali sono stati inseriti da SEC proprio in procedimenti legali ai danni di exchange crypto.
Sul fatto, dichiarato da Hoskinson, che Cardano non abbia mai avuto una ICO, ci sono dubbi più che legittimi. Per quanto le modalità, almeno in parte diverse da quelle delle cosiddette ICO standard, fino a qualche tempo fa era difficile trovare qualcuno che non ritenesse quanto fatto da Cardano una ICO.
In aggiunta, dice Adam Back del fronte Bitcoin, anche fare un moderato market making, fare pre-mining e airdrop servirebbe a qualificare un coin o token come security.
Questioni legali delle quali torneremo a parlare nel prossimo approfondimento che si occuperà di SEC e delle sue pretese e che non sono a nostro avviso la parte più interessante di questo scontro.
Una battaglia che arriva da lontano
In realtà ci sono dei precedenti che possono aiutare a comprendere la frustrazione di Charles Hoskinson. Nel maggio 2022 il leader di Cardano affermò di averne avuto abbastanza da massimalisti Bitcoin che avrebbero fatto lobby a Washington affinché tutto tranne Bitcoin fosse dichiarato security, accuse che riguardavano anche Michael Saylor, capo di Microstrategy, società che ha una quantità importante di Bitcoin in cassa.
Il punto di Hoskinson è che per quanto l’Howey Test sia difficilmente applicabile al mondo delle crypto, ci sia un fronte di bitcoiner che ha tutto l’interesse affinché SEC intervenga, ritenendo tale competizione ingiusta. Chi avrà ragione? In realtà si incrociano storie personali, interessi aziendali da ambo i lati e sarà difficile prendere in modo netto le parti di uno dei due schieramenti.
Per una storia che, siamo sicuri, continuerà a produrre episodi di un’avvincente serie social.