È nuovo record. È vero che i soldi muovono il mondo ed è ancora più vero che i soldi sono in grado di muovere anche certe discussioni politiche. In alcuni paesi del mondo certe dazioni sono tra le altre cose legali, se trasparenti. E così possiamo saperne di più di cosa stanno facendo le società crypto per “tutelare” il settore.
O meglio, per cercare benevolenza da politici amici e cercare anche di proteggersi dal fuoco di fila che purtroppo è all’ordine del giorno anche negli Stati Uniti. La notizia è che la spesa per questo tipo di attività di lobby sarà, per il 2023, a livelli record, con una crescita importante anche rispetto al 2022, anno orribile perché tra questi finanziatori aveva la preminenza l’exchange poi fallito, FTX, con Sam Bankman-Fried che entrava e usciva dalle porte più importanti del governo federale con una certa agilità.
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Questo almeno per quanto è alla luce del sole ed è stato regolarmente registrato. Si tratta di una somma relativamente modesta, ma comunque in crescita rispetto ai 16 milioni di dollari che si erano fatti registrare nel 2022, anno che però aveva visto come donatore principale l’exchange FTX, poi passato a miglior vita e ancora al centro di una procedura fallimentare lunga e complicata.
A donare di più è stata Coinbase, seguita a stretto giro di posta da Crypto.com, e poi da Binance e anche dalla Blockchain Association, associazione di categoria che raccoglie i player più importanti del settore.
Si tratta di una somma abbiamo detto importante, ma lontana da quanto spendono per attività di lobby altre industrie, cosa che è segno di almeno due cose: la prima è che sono ancora pochi i politici, soprattutto dopo il caso FTX, a volersi esporre verso questo settore. La seconda è che la conflittualità intrinseca nel settore non ha ancora permesso di coordinare azioni più… sostanziose.
Assolutamente sì, a patto che sia fatto in trasparenza, almeno negli Stati Uniti. È possibile verificare con precisione al centesimo di dollaro chi abbia pagato chi e all’interno di quale iniziativa.
Si tratta anzi di un modo normale di procedere per il grosso delle industrie che operano negli Stati Uniti. Una pratica alla quale il mondo crypto non potrà certo sottrarsi.
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