Interagire con Ethereum, tramite Internet Computer Protocol. Abbiamo già affrontato, per quanto in superficie, questo specifico argomento e ora, con tante novità pronte e altre in arrivo, è giunto il momento di tornarci con maggiore dovizia di particolari. In passato abbiamo anche parlato dell’interessante integrazione con Bitcoin. Tuttavia, per chi bazzica il mondo della DeFi, dei NFT e dei token forse quanto sta avvenendo all’intersezione tra Ethereum e ICP sarà di maggiore interesse.
L’integrazione, questo è il punto che ci interessa maggiormente che passi, non è tramite bridge. Niente di tutto questo, niente del vecchio mondo e niente anche della pericolosità che questo tipo di strumenti ha confermato di avere in passato. C’è un nuovo modo di fare le cose, coinvolge direttamente i canister, gli smart contract made in Internet Computer Protocol e sarà una delle vie possibili per interagire con il mondo di Ethereum spendendo meno.
Come abbiamo anticipato poco sopra, siamo di fronte a un cambio di paradigma per come si interagirà, su altre chain, con Ethereum. Tutti o quasi i nostri lettori sono abituati ai bridge, che hanno però un enorme problema: sono poco sicuri, sono poco distribuiti e in passato hanno avuto più volte problemi.
ICP ha offerto una soluzione alternativa: i canister sono in grado di interagire direttamente, in e out, con la chain di Ethereum e possono anche emettere token che rappresentino un asset che è custodito nell’indirizzo con il quale possono interagire. Le chiavi private sono gestite tramite shard, ovvero vengono separate e distribuite tra diversi nodi, con una soglia minima di concordanza affinché la firma sia valida. Maggiore sicurezza, maggiore agilità e la possibilità di interagire con i token di Ethereum ai costi e con la rapidità di ICP.
È una soluzione simile a quella approntata per interagire con il mondo di Bitcoin ed è un’evoluzione tecnologica importante: per quanto, lo ricordiamo a scanso di ogni equivoco, siamo lontani dall’esecuzione on chain. Dovremo però fare di necessità virtù, ed è un po’ questo il motivo, la congestione di Ethereum e l’impossibilità di accomodare tutti, che soluzioni come layer 2, bridge e in questo caso l’implementazione di Internet Computer sono così popolari.
ICP si propone come supercomputer che è in grado anche di far girare App con un elevato grado di decentralizzazione. Tra gli ultimi sforzi in questo senso c’è Oisy Wallet, un wallet browser-based, che permette di custodire ETH e token ERC 20, direttamente da browser e senza che ci sia bisogno di estensioni. Ci si può connettere e identificare tramite la propria Internet Identity, gestita appunto dal protocollo ICP e lo si può utilizzare eliminando tanti dei di frizione che sono all’ordine del giorno con soluzioni come MetaMask quando utilizzato via browser.
In primo luogo è un wallet non custodial, il che permette di avere maggiore controllo dei propri asset. In secondo luogo utilizza diverse delle tecnologie innovative proposte da ICP: l’App è servita direttamente dalla chain e fa ricorso alle chain-key signature che abbiamo visto già sopra e, in ultimo, utilizza Internet Identity, un sistema di identificazione innovativo e anche questo organico al mondo di ICP.
Presto ci sarà la possibilità di avere anche le outcall HTTP, per evitare chiamate centralizzate a provider come Infura o Alchemy, un passaggio che però sarà presto risolto.
Le chiavi sono gestite in modo simile – poi ci torneremo in un altro speciale – alle tecniche di custodia utilizzate per i canister di cui sopra, è un protocollo che gira completamente on-chain ed è anche interoperabile: possiamo già utilizzarlo in integrazione con WalletConnect per interagire con le principali App del mondo Ethereum.
Con una chicca finale: si tratta di un progetto Open Source: il codice non solo è disponibile per l’analisi, ma potrete anche partecipare allo sviluppo.
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